Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
14/12/2009
Lo scorso Venerdì 4 Dicembre, presso l’Auditorium della Porto Conte Ricerche ad Alghero in Sardegna, si è tenuto un importante convegno dal titolo ACQUACOLTURA in SARDEGNA: Un percorso verso l’eccellenza.
Per un giorno Alghero e la Sardegna sono state la capitale nazionale dell’acquacoltura ed hanno ospitato scienziati, ricercatori, imprenditori, rappresentanti di categoria, esperti ed istituzioni che si sono confrontati sullo stato dell’arte e sulle prospettive di questo importante segmento dell’agroalimentare nazionale.
Dopo i saluti di rito effettuati dai rappresentanti delle istituzioni locali che hanno ospitato l’incontro e dopo la presentazione dell’iniziativa effettuata dalla dottoressa Marina Monagheddu, Responsabile del Servizio Risorse Ittiche dell’Agenzia Regionale LAORE Sardegna, il prof. Angelo Cau, del Dipartimento di Biologia Marina dell’Università degli Studi di Cagliari, ha aperto e moderato la Sessione Tecnica nell’ambito della quale sono stati analizzati vari aspetti riguardo il comparto dell’acquacoltura nazionale e sarda in particolare. Il professore dell’Ateneo Cagliaritano, uno dei massimi esponenti italiani nel settore della ricerca applicata al comparto delle produzioni ittiche, ha condotto i lavori evidenziando la grande qualità degli interventi proposti dai massimi esponenti nazionali nelle singole materie presenti all’incontro.
Il primo intervento, svolto dal prof. Stefano Cataudella dell’Università Tor Vergata di Roma, uno dei maggiori riferimenti scientifici italiani in materia, ha permesso di conoscere, in anteprima assoluta, i risultati del censimento sull’acquacoltura italiana commissionato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali sulle produzioni nazionali da acquacoltura.
Il prof. Cataudella, profondo conoscitore dell’acquacoltura italiana e molto attento alle dinamiche europee e mondiali del settore delle produzioni marine d’acquacoltura, ha analizzato le importanti prospettive di questo comparto a fronte della situazione particolarmente delicata che sta affrontando il comparto della pesca tradizionale, individuando un filo comune fra i due comparti che difficilmente potrebbero vivere disgiunti. Pesca ed Acquacoltura infatti, secondo colui che è uno dei massimi esperti a livello europeo, hanno necessità l’uno dell’altra, da una parte infatti la pesca tradizionale garantisce biodiversità, mentre dall’altra l’acquacoltura garantisce quantità e continuità negli approvvigionamenti. Certo, ha aggiunto l’esperto, è necessario riportare la pesca tradizionale su binari di sostenibilità ambientale e far convergere l’acquacoltura verso produzioni di qualità nel rispetto dell’ambiente. Il prof. Cataudella ha concluso il suo intervento ricordando il grande livello qualitativo delle produzioni dell’acquacoltura italiana e ricordando che solo grazie all’acquacoltura si sono salvaguardate la maggior parte delle preziosissime zone umide del nostro paese.
Subito dopo è intervenuto il prof. Nicola Sechi, Direttore del Dipartimento di Ecologia dell’Università degli studi di Sassari, che ha evidenziato le problematiche relative all’impatto ambientale legato all’installazione di gabbie galleggianti.
Dopo aver passato in rassegna numerosi studi effettuati negli anni in altrettante aree del Mediterraneo e nei mari del Nord, anche sugli allevamenti di Salmone, ha concluso la sua relazione evidenziando che la situazione in Sardegna, fatta eccezione per un'unica localizzazione nei pressi di Golfo Aranci, risalente ai primissimi anni ’90, che ha evidenziato alcuni problemi soprattutto per quanto riguarda la prateria di posidonia oceanica sottostante le gabbie, dimostra che gli impianti sardi in mare aperto non hanno portato a nessun fenomeno di accumulo di sostanze inquinanti, sancendo il buon lavoro di verifica e di controllo che la Regione Sarda ha portato avanti con l’ausilio delle Università Sarde.
Lo stesso prof. Sechi, tuttavia, ha evidenziato la necessità di non cullarsi sugli allori, ma anzi ha ribadito la necessità di valutare attentamente e con scrupolo ogni eventuale ulteriore iniziativa ed al contempo ha espresso la necessità di monitorare costantemente anche gli impianti esistenti, per evitare che eventuali fenomeni di inquinamento ambientale possano emergere nel lungo periodo.
Subito dopo è stata la volta di un altro esponente di spicco del mondo accademico italiano nel settore dell’Acquacoltura, il prof. Marco Saroglia dell’Università dell’Insubria di Varese, che ha analizzato l’evoluzione del concetto di qualità delle produzioni dell’acquacoltura.
Il Docente ha parlato di qualità alimentari, “proteine nobili” e “grassi buoni” ed ha evidenziato gli aspetti legati alla sicurezza alimentare ed alle pratiche igieniche applicate in acquacoltura. ha parlato di igiene e profilassi negli allevamenti e nella lavorazione, ha parlato inoltre di gusto e di sapore, evidenziando come vi è un legame stretto tra la qualità dell’acqua in cui si allevano i pesci, anche in rapporto alla salinità ed all’ossigenazione, ed il gusto dei pesci, evidenziando le differenze con alimenti scadenti come il Pangasio che rappresentano l’antitesi del mangiar pesce di cui non hanno ne il gusto, ne il valore nutrizionale, ne tanto meno la sicurezza alimentare.
Lo stesso Saroglia si è poi soffermato sulla possibilità di verificare in modo chiaro, con gli strumenti moderni e con gli ultimi metodi scientifici, la qualità dei prodotti alimentari, elemento che potrebbe essere utile per avviare una caratterizzazione delle produzioni di qualità che possa essere tutelata successivamente con un marchio che dia al consumatore tutte le informazioni necessarie ed utili.
Il quarto intervento è stato effettuato dal prof. Sergio Uzzau, docente dell’Università si Sassari, da alcuni anni a capo della Porto Conte Ricerche, una prestigiosa struttura all’interno della quale si effettuano studi legati anche all’acquacoltura. Lo stesso Uzzau ha presentato tutta una serie di recenti studi, effettuati sui prodotti sardi dell’acquacoltura anche attraverso comparazioni effettuate analizzando campioni di prodotti provenienti dalla Grecia, studi da cui è emerso il grande valore qualitativo delle produzioni dell’acquacoltura sarda. I prodotti locali, infatti, hanno dimostrato di avere caratteristiche assolutamente paragonabili a quelle del prodotto ittico selvatico, evidenziando al contempo una decisa differenza a tutto tondo con le produzioni provenienti dai paesi dell’Egeo, che hanno dimostrato la necessità di distinguere agli occhi del consumatore i prodotti sardi rispetto a quelli di importazione. Si sono analizzati anche aspetti legati alla conservabilità dei prodotti della pesca funzionali ad individuare i migliori sistemi di conservazione dei prodotti lavorati o semilavorati destinati al mercato continentale o estero.
Di fronte ad un auditorium affollatissimo, nel quale si potevano riconoscere alcuni fra i più importanti produttori nazionali di acquacoltura (Marco Gilmozzi da Orbetello, Stefano Bronchini di Agroittica Toscana, Gian Marco Sanfilippo da Alassio, Roberto Co di Aqua a Lavagna, Gaspare Barbera di Acquazzurra Pachino, Andrea Novelli da Ittica Caldoli a Lesina, Giampiero Scano da Panittica Pugliese, …) i rappresentanti di quasi tutte le aziende mangimistiche (Skretting, Biomar, Veronesi, Saipa, Naturalleva), numerosi esponenti del mondo bancario, dei consorzi fidi, del mondo delle Assicurazioni, della distribuzione organizzata e del commercio all’ingrosso dei prodotti ittici e di numerosi esponenti delle autorità di controllo (ASL, Assessorato reg. Sanità, Capitanerie di Porto, Corpo Forestale Regionale, Carabinieri, ecc.) e di numerosi altri ricercatori, liberi professionisti, politici ed appassionati, il dibattito è proseguito con l’intervento del prof. Sebastiano Banni, nutrizionista dell’Università degli Studi di Cagliari, che ha evidenziato il valore nutrizionale assolutamente insostituibile del pesce. Lo stesso Banni ha parlato dei risultati di uno studio effettuato in collaborazione con la Porto Conte Ricerche da cui è emerso l’eccellente valore dei prodotti dell’acquacoltura sarda che, comparati con i prodotti selvatici e con i prodotti di importazione, hanno evidenziato il loro assoluto valore nutrizionale. Un livello di omega 3 decisamente superiore ai prodotti di importazione (Grecia), ma superiore persino ai prodotti selvatici. Un alto valore proteico ed una quantità elevata di “grassi buoni” omega 3 eccellente fanno del pesce allevato in Sardegna un alimento insostituibile per una dieta sana che, a suo dire, non potrebbe prescindere da un orata o una spigola da trecento/quattrocento grammi, almeno 2 volte a settimana, come deterrente contro le malattie cardiovascolari e contro l’obesità.
Lo studio del prof. Banni ha evidenziato inoltre che gli omega 3 assunti sotto forma di pastiglie o comunque di integratori alimentari, non registrano un livello di assorbimento lontanamente paragonabile agli stessi quantitativi assunti mangiando pesce fresco. Un importante risultato che gratifica i produttori sardi di acquacoltura e che rappresenta una base scientifica importante da cui partire con altri studi più approfonditi.
A conclusione di questo intervento il prof. Cau, nel concludere la Sessione Tecnica, ha evidenziato ancora una volta il grande spessore degli interventi ed ha convenuto sull’eccellente livello raggiunto dall’acquacoltura sarda, anche grazie alla collaborazione con il mondo accademico e con le istituzioni regionali.
La dr.ssa Monagheddu ha quindi dato avvio alla breve Sessione Tecnica ed ha dato la parola alla dr.ssa Iolanda Viale, della stessa Agenzia LAORE, che ha presentato uno studio sulle produzioni sarde di acquacoltura da cui è emerso il gran quantitativo di prodotto ittico che la Sardegna importa ogni anno. Gli impianti Sardi, infatti, non tutti a regime per varie vicissitudini (fra cui anche i danni dovuti alle eccezionali mareggiate dell’inverno scorso) che hanno reso complesso il decollo di numerose compagini giovani, indirizzano circa l’80% del loro prodotto al mercato sardo, destinando l’ulteriore 20% al mercato nazionale. Fra i clienti è risultato che oltre il 50% è destinato al tradizionale mercato all’ingrosso, mentre solo il 16.5% è indirizzato verso la distribuzione organizzata, mentre un ulteriore 15% è venduto direttamente presso l’Azienda.
Dallo studio sono emersi inoltre i maggiori problemi del comparto fra i quali è emersa soprattutto la distanza dal continente che si traduce in costi di trasporto ed energetici assolutamente gravosi e nell’esigenza di trovare soluzioni alternative all’approvvigionamento dalla penisola per quanto riguarda soprattutto avannotti e mangimi.
Successivamente, dopo il breve saluto del dr. Antonello Arghittu dell’Agenzia Regionale ARGEA, che ha spiegato le difficoltà e l’impegno della stessa Agenzia nell’assistere i produttori sardi per quanto riguarda la spendita dei fondi comunitari e per l’erogazione degli aiuti legati alle calamità naturali, è intervenuto, per le conclusioni della mattinata, il dr. Roberto Doneddu, Direttore del Servizio Pesca e Acquacoltura dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura.
Il dr. Doneddu, complimentandosi con gli intervenuti e con gli organizzatori per il livello della discussione, si è soffermato sul difficile momento dell’intero settore. La drammatica riduzione delle risorse economiche destinate a questo settore dalla commissione europea nell’ambito della programmazione del Fondo Europeo della Pesca infatti, rende molto difficile sostenere il comparto in questo difficile momento.
Il dr. Doneddu, auspicando un intervento finanziario suplettivo da parte della Regione Sarda, in modo da compensare almeno in parte questo gap, ha invitato tutti i soggetti in campo a mettere in piedi azioni finalizzate all’aggregazione fra i vari soggetti in modo da non disperdere le poche energie a disposizione in interventi a pioggia se non inutili comunque poco produttivi.
La mattinata si è conclusa quindi alle 13.15, appena in tempo per dare modo agli ospiti di partecipare al pranzo a base di prodotti dell’acquacoltura sarda, offerti dai produttori locali ed accompagnati ai vini della Cantina Murales di Olbia che hanno valorizzato ed esaltato la fragranza delle produzioni locali.
L’Associazione Acquacoltori Sardi ha inoltre preparato una esposizione dei prodotti sardi dell’acquacoltura che ha stimolato la curiosità dei presenti ed ha dato anche visivamente la misura del grande livello qualitativo delle produzioni locali, immediatamente gustate nell’ambito del pranzo, che è risultato estremamente gradito agli oltre 180 invitati.
Alla ripresa dei lavori in un auditorium gremito come in mattinata (i 200 posti a sedere a tratti sono apparsi persino pochi in rapporto ai presenti), il presidente dell’Associazione Acquacoltori Sardi Mauro Manca ha letto una breve nota di saluto inviata dal Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, impegnato in una missione istituzionale in Cina, ed il saluto del Governatore della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, impegnato in Consiglio Regionale nella discussione della Legge Finanziaria.
Nell’esprimere grande soddisfazione per la riuscita dell’iniziativa Mauro Manca ha commentato che “portare in Sardegna tanti autorevoli esponenti del mondo della ricerca, della produzione, della nutrizione e del commercio di prodotti ittici non è impresa facile”. “I nostri colleghi hanno assaggiato i nostri eccellenti prodotti e da domani, loro malgrado, dovranno riprendere a mangiare i loro” è stata la provocazione con cui, fra un sorriso generale sono ripresi i lavori con il primo intervento che è stato affidato al dr. Gavino Sini, presidente della Camera di Commercio di Sassari e dell’Unioncamere Sardegna. L’imprenditore sassarese ha evidenziato la grande importanza dei prodotti ittici locali, ed in particolare quelli di un’acquacoltura d’eccellenza, per esportare l’immagine della Sardegna all’esterno. Pur all’interno delle rigide regole del mercato, che ovviamente vanno rispettate nel fare impresa, lo stesso Sini ha ribadito che con ogni prodotto della Sardegna i nostri imprenditori devono saper vendere le emozioni forti che la terra sarda sa offrire a chiunque la conosca. Lo stesso Sini, il cui intervento è stato particolarmente apprezzato, ha proseguito nel suo intervento annunciando la volontà di programmare una serie di momenti di spessore in cui dare spazio alle produzioni dell’acquacoltura sarda per permettere una maggior conoscenza e valorizzazione della loro qualità.
Subito dopo è stata la volta del dr. Stefano Masini, responsabile Area Ambiente della Confederazione Nazionale Coldiretti.
L’intervento del dr. Masini è stato salutato con particolare calore e gratitudine dal moderatore che ha ricordato il grande sostegno che la Coldiretti ha dato all’Associazione Acquacoltori Sardi che è nata proprio grazie all’insostituibile sostegno della federazione Regionale di Coldiretti Sardegna.
L’esponente della Coldiretti ha immediatamente messo a fuoco la situazione evidenziando l’univocità dei percorsi delle due associazioni per quanto riguarda l’esigenza di valorizzare le produzioni locali a Km zero. La battaglia della Coldiretti, che cerca di avvicinare le imprese agricole italiane ai loro consumatori, ha detto Masini, parte anche dal basso e vede chiamati in causa anche gli Amministratori locali, che a partire dalle mense scolastiche ed ospedaliere, ad esempio, possono favorire le produzioni locali garantendo agli utenti maggiore qualità e sicurezza.
Masini ha inoltre confermato il grande interesse di Coldiretti verso il mondo delle produzioni ittiche, incoraggiando l’Associazione Acquacoltori Sardi a proseguire in questo percorso intrapreso.
Il presidente ASA Mauro Manca a conclusione dell’intervento del Dr. Masini ha rilevato che sin quando la GDO non permetterà al produttore di apporre il suo marchio sui prodotti, ma imporrà il marchio dell’insegna (CONAD, COOP, CARREFOUR, ESSELUNGA, ecc..) non si potrà parlare di trasparenza nei confronti dei consumatori che hanno necessità di sapere cosa consumano, problema da cui i soli produttori non possono venir fuori senza l’aiuto delle istituzioni.
Ha preso quindi la parola il dr. Francesco Sgarangella, Direttore del Dipartimento di Sanità Animale della ASL 1 di Sassari che ha ribadito la assoluta sicurezza di un consumatore che acquista prodotti sardi di acquacoltura in virtù della gran mole di controlli che i vari servizi effettuano costantemente a tutti i livelli della filiera, a partire dall’allevamento e dalla nutrizione degli animali, fino all’ultimo passaggio della catena rappresentato dalla vendita al dettaglio.
Il dr. Sgarangella ha poi individuato la necessità di un sistema di tracciabilità più sofisticato in grado di evitare il perdurare di fenomeni di frode in commercio che vedono prodotti extranazionali talvolta venduti come prodotti sardi.
Il prof. Giuseppe Pulina, Direttore del Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università di Sassari ha evidenziato l’assoluta necessità dell’uomo di assumere proteine nobili fornite dai prodotti ittici, evidenziando anche l’alta qualità delle produzioni dell’acquacoltura sarda. Lo stesso Pulina ha accennato anche della polemica che a livello internazionale attiene all’uso di pesce per la produzione di farine di pesce da utilizzare nei mangimi, domandandosi se questa pratica può definirsi sostenibile o se siano necessarie soluzioni diverse per il futuro.
A questa provocazione ha risposto immediatamente Marco Gilmozzi, titolare della Coopam di Orbetello, storica azienda di acquacoltura italiana, Vice Presidente nazionale dell’API e Presidente del gruppo di lavoro Medacqua in seno alla FEAP.
Gilmozzi, dati alla mano, ha presentato la bilancia dei consumi dell’acquacoltura mondiale dimostrando l’assoluta sostenibilità dell’acquacoltura mondiale che rappresenta l’unica alternativa praticabile alla continua crescente domanda mondiale di proteine nobili derivate dai prodotti ittici.
Gilmozzi, apprezzando fortemente l’iniziativa dell’Associazione Acquacoltori Sardi, ha inoltre lanciato la proposta di una collaborazione stabile fra le due associazioni di categoria che, su piani diversi, tutelano comunque gli stessi interessi.
Un appello accolto dal presidente dell’ASA Mauro Manca che ha gradito la proposta e sostenuto la necessità di creare sinergie per evitare che l’acquacoltura italiana sia mortificata da provvedimenti assunti in sede comunitaria sulla scorta delle pressioni e delle influenze dei grossi portatori di interessi dei paesi a maggior produzione (Grecia, Turchia, Norvegia o Scozzia), che non vedono di buon occhio la crescita delle Aziende italiane.
Il prof. Pietro Pulina, del Dipartimento di Economia Agraria dell’Università di Sassari ha evidenziato infatti che le produzioni sarde sono assolutamente deficitarie rispetto ai consumi interni ribadendo la forte dipendenza della nostra regione dalle importazioni, dato che si ritrova anche nella statistica nazionale prodotta dall’Ismea. Un segmento importante che tuttavia, nonostante la richiesta elevatissima di prodotti ittici locali, non riesce ancora a sfruttare appieno le opportunità a disposizione.
L’ultimo intervento programmato è stato poi quello dell’ Ing. Raffaele Bigi, presidente del Consorzio di Tutela della Cozza di Olbia, che ha raccontato la particolare realtà della Cozza di Olbia che, pur essendo conosciuta in tutta Italia per la sua inconfondibile qualità, tuttavia non riesce a sfruttare le sua opportunità del mercato, soprattutto a causa della pesca e del commercio illegale e della saturazione delle aree di allevamento compresse fra gli interessi della nautica commerciale e da diporto e i soprusi degli operatori abusivi.
A conclusione dell’incontro, esprimendo la sua soddisfazione per la riuscita della manifestazione, il presidente dell’ASA Mauro Manca ha dato la parola all’Assessore Regionale dell’Agricoltura Andrea Prato che ha tratto le somme della giornata.
L’Assessore, che si è rallegrato per la qualità dell’iniziativa, ha ribadito il suo sostegno alle imprese di acquacoltura che operano in Sardegna ed all’ASA che le rappresenta, confermando la sua volontà di premiare le realtà che possono creare sviluppo ed occupazione in luogo di quelle che si limitano a sfruttare i compendi (chiaro riferimento ad alcuni titolari di concessioni di sfruttamento di sistemi lagunari assolutamente improduttivi) senza restituire nulla all’economia della Regione.
L’Assessore Prato ha confermato quindi la volontà di promuovere l’immagine del prodotto ittico sardo e di creare le condizioni perché si costituiscano tavoli tecnici per avviare a soluzione alcuni gravi problemi che il comparto si trascina da alcuni decenni.
La manifestazione si è conclusa quindi con soddisfazione di tutti e con i ringraziamenti che il presidente ASA Mauro Manca ha esteso all’Assessore dell’Agricoltura Andrea Prato ed al Servizio Risorse ittiche dell’Agenzia Regionale LAORE Sardegna che hanno reso possibile la realizzazione del convegno.
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