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VIA DALLA CRISI CON GLI AUTOCOTONI: Torna a tirare l’America e la Cina punta sulla qualità.

di Mario Busso

11/01/2010



Dopo le lacrime il sorriso: uno studio della Mintel, agenzia di ricerche di mercato d’oltreoceano, ha messo in evidenza come le vendite di vino in Usa siano in decisa ripresa rispetto al crollo del 2008 dovuto alla crisi dell’economia che si è ripercossa sul mercato internazionale. Il 2009 ha visto una crescita del 2,1% sul 2008, per un fatturato complessivo di 27,6 miliardi di dollari contro i 27 miliardi del 2008. L’annus horribilis e la debolezza del dollaro hanno provocato un vero e proprio esodo dei consumatori dai prodotti di lusso, tra i quali i vini pregiati: crollo di vendite di annate pregiate e champagne nei bar e nei ristoranti, con conseguente virata in direzione di vini di fascia inferiore - come quelli in cartone - che occupano i tre quarti del mercato. Ma Chris Adams, ad di Sherry-Lehmann Wine & Spirits, il maggior distributore di New York, è fiducioso per il 2010: la crescita del 21% del suo fatturato nell’autunno 2009 sul 2008, indica, secondo lui, il ritorno ad un pieno regime nell’anno a venire.

Anche la Cina sta puntando verso l’alto e dopo questi primi anni dettati da vini chip, il futuro dei consumi sembra andare sul segmento più elevato.

A tirare il carro della ripresa sono comunque i vini da vitigni autoctoni. In tempi non sospetti Vinibuoni d’Italia aveva più volte segnalato che sarebbe stato questo il futuro dell’export italiano. Il trend è incoraggiante e lo dimostrano i dati recentemente pubblicati da Winenews, secondo cui …l’83% degli amanti del buon bere, nel proprio bicchiere, preferisce versare varietà autoctone, a fronte di un 17% che sceglie, invece, quelle internazionali.

Nella “top 10” dei vitigni italiani più amati - secondo la nota del giornale diretto da Alessandro Regoli - si piazza il Sangiovese (31% delle preferenze), tallonato, a breve distanza, dal Nebbiolo (29%); a seguire Barbera (10%), Aglianico (9%), Montepulciano d’Abruzzo (5%), Nero d’Avola (4%) e Sagrantino (3%). Gli amanti del buon bere non si limitano, però, ai soliti noti e, dimostrando profonda conoscenza e curiosità verso l’enorme patrimonio ampelografico del Belpaese, citano tra le varietà predilette Greco, Tocai, Corvina, Verdicchio, Negroamaro, Fiano, Cannonau, Primitivo, Lambrusco, Dolcetto, Prosecco, Refosco, Grillo, Malvasia e molte altre. Ecco i risultati del sondaggio di WineNews e Vinitaly (www.vinitaly.it), rassegna di riferimento dell’enologia mondiale, che ha coinvolto 1.456 enonauti (amanti di vino & web). Ma l’identità di un vino non nasce solo dalle uve con cui viene fatto: il 71% di chi ha risposto al sondaggio ritiene “fondamentale” il rapporto tra vitigno e territorio. Per il 27% questo binomio è “molto importante”, e solo il 2% lo definisce “abbastanza importante”. L’accoppiata che esprime meglio l’unione vitigno autoctono/territorio, per il 33% è Barolo e Langhe, seguita da Chianti Classico e Chianti (19%); l’11% vota Brunello e Montalcino; l’8% Barbaresco e Langhe. A seguire l’Amarone con la Valpolicella, il Sagrantino con Montefalco, il Prosecco con Conegliano e Valdobbiadene.

Mario Busso

Curatore guida VINIBUONI d' Italia - Touring Editore