Saperi e sapori

L'oliva Giarraffa di Giuliana

di Giuseppina Marchisotta

11/01/2010



La sala conferenze dello splendido castello di Federico II ha ospitato l’incontro tecnico tenutosi a Giuliana su “l’oliva Giarraffa”, una cultivar tipica del territorio.

Obiettivo di questo incontro, organizzato dal medesimo comune e la SOAT 110 di Chiusa Sclafani, è di fornire ai produttori locali le competenze e le informazioni necessarie al fine di intraprendere un percorso di valorizzazione e promozione di questa preziosa varietà, orgoglio del piccolo comune dei Monti Sicani.

I lavori sono stati aperti dall'intervento del tecnico Pietro Martorana che ha messo in evidenza l'incidenza produttiva nel territorio del “Triona” e le caratteristiche di questa interessante drupa.

Prezioso è stato l'intervento di Dino Catagnano, dirigente della U.O.S. “Olivicoltura e colture mediterranee” di Sciacca, il quale ha posto in evidenza alcuni elementi di grande interesse: “Il prodotto viene commercializzato, allo stato sfuso, senza una adeguata informazione sull’origine. Accettare le condizioni imposte dai commercianti, non consente di creare valore aggiunto. “mette di fronte a scelte strategiche obbligate: puntare sull’alta qualità intrinseca e percepibile del prodotto, tutelare la tipicità, la biodiversità, il legame con il territorio e costruire una strategia di comunicazione adeguata. Tra le soluzioni prospettate, imparare a tutelare e difendere i nostri prodotti, collegare le fasi di produzione con quelle di trasformazione e commercializzazione. Creare delle strutture dove trasformare il prodotto con tecniche più tradizionali possibile. A tal fine le aziende possono attingere alle misure del PSR 2007-2013 ricollegabili al settore. Le aziende olivicole devono intraprendere direttamente il ciclo della trasformazione e affacciarsi sul mercato, non solo come produttori di materia prima, ma come vere e proprie aziende di trasformazione e commercializzazione. Attesa la sensibilità crescente del consumatore verso l’acquisto di un prodotto di buona qualità, di origine certa e confezionato, è necessario migliorare la qualità percepibile dal consumatore, definendo meglio, attraverso indagini di laboratorio, il profilo nutrizionale, sensoriale e merceologico, così da poter proporre l’immagine di un prodotto ad elevato standard qualitativo. Produciamo qualità ma non sappiamo venderla. Bisogna valorizzare il prodotto e indirizzandolo al giusto segmento di mercato possibilmente di nicchia. La Giarraffa non è certo un prodotto da GDO anche perché mancano i numeri. Nel territorio le aziende olivicole sono di piccole dimensioni e a conduzione familiare, i costi di produzione sono alti mentre l’offerta non è aggregata. Bisogna fare squadra, concentrando l’offerta oggi molto frammentata e, definire in modo preciso il target di mercato.

“La strategia di rilancio dunque, da un lato deve puntare alla riduzione dei costi di produzione introducendo nuove tecniche culturali”. Questa è l'apporto tecnico sostenuto dal prof. Giuseppe Campisi del Dipartimento “Colture arboree” dell’Università di Palermo.
Mario Liberto, dell' Assessorato Agricoltura e Foreste ha sottolineato l'esigenza di sfruttare il legame del prodotto con il territorio. E' indispensabile creare un marchio che inizialmente potrebbe essere la denominazione comunale di origine (DECO) e successivamente, se esistono gli interessi e la volontà dei produttori, richiedere la D.O.P. che meglio esprime la storia del prodotto, il valore salutistico e il suo legame con il territorio. Una proposta che sia l’amministrazione comunale sia i produttori dicono di condividere pienamente. La proposta del rappresentante di Slow Food Franco Pecoraro, lancia l'idea partecipare al Salone del Gusto, previsto per il prossimo Ottobre. Per slow Food “le ali del successo sono due: la qualità intrinseca del prodotto e la capacità di comunicarla. E’ attraverso Presìdi, pubblicazioni, eventi e manifestazioni (Salone del Gusto, ecc) che Slow Food difende la biodiversità e le produzioni alimentari tradizionali ad essa collegate. Anche perché la valorizzazione e la divulgazione di un prodotto opera come fattore di traino per il recupero dell’ambiente in cui viene prodotta, per il miglioramento delle condizioni di vita di chi la produce, per il
rilancio del turismo e dell’economia locale”.

Prima della conclusione dei lavori Mario Liberto ha suggerito, per il prossimo gennaio di organizzare delle degustazioni guidate, utilizzando le conserve di olive dei produttori giulianesi. “Un confronto che farebbe conoscere le varie tecniche di produzione e nel contempo stimolerebbe le famiglie a produrre olive di qualità, in preparazione della Misura 312 del P.S.R. Che prevede aiuti specifici per la costituzione di nuove mini imprese”. Il comune, nella persona del vice-sindaco Giuseppe Provinzano ha manifestato l’intenzione di avviare l’iter, predisponendo da subito un disciplinare di produzione e si è impegnato ad organizzare la degustazione guidata.
Un incontro alquanto interessante e costruttivo, i cui ospiti hanno dato un forte input, se non altro nel far prendere coscienza e consapevolezza della necessità di predisporre e attuare, nel più breve tempo possibile, un valido ed efficace piano di marketing territoriale per affrontare senza difficoltà la concorrenza dei paesi della nuova olivicoltura e la sfida dell’imminente liberalizzazione dei mercati dell’area del Mediterraneo.

Giuseppina Marchisotta