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I Magri Riconoscono i Cibi pių Grassi

19/05/2010

Secondo uno studio australiano, le persone magre sono in grado di riconoscere gli alimenti grassi. Un fatto che permette loro di assumere meno calorie. È infatti grazie a questo "super-potere", una sorta di particolare sensibilità al sapore delle molecole che si traducono in chili di troppo, che alcune persone riescono a stare lontane da patatine fritte, cioccolatini e insaccati.

Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Deakin University di Melbourne (Australia), infatti, i pazienti in sovrappeso oppure obesi semplicemente non riconoscono bene il sapore del grasso in ciò che mangiano, e dunque non sanno quando è arrivato il momento di posare la forchetta.

In passato alcuni ricercatori avevano ipotizzato che le persone afflitte dai chili di troppo avessero una predilezione particolare per il sapore dei cibi ipercalorici, ma il team australiano inverte la questione. Gli studiosi hanno testato in 30 persone l'abilità di riconoscere una serie di acidi grassi in bibite al sapore di latte, scoprendo che tutti i volontari sapevano dire quando le bevande erano "arricchite". Ma alcune persone sono risultate decisamente più abili delle altre.

Così gli scienziati diretti da Russell Keast hanno messo a punto un test, per svelare la sensibilità individuale al sapore del grasso. Quando il sistema è stato usato su un gruppo di 50 persone, i ricercatori hanno scoperto che l'abilità nel rilevare i grassi è legata a doppio filo al peso corporeo. Una scoperta, sottolineano gli autori sul quotidiano britannico Daily Mail, che potrebbe aiutare i medici a combattere l'obesità.

"Abbiamo scoperto che le persone sensibili ai grassi alimentari, in grado di stanare il sapore nel mirino a concentrazioni molto basse, finiscono per mangiare meno cibi ipercalorici rispetto a quelle insensibili, spiega Keast, e abbiamo visto anche che le prime hanno un indice di massa corporea inferiore alle seconde".

La ricerca, pubblicata sul British journal of nutrition, suggerisce che il sapore dei grassi potrebbe scatenare dunque una risposta mirata da parte del sistema di controllo dell'appetito. "Amiamo mangiare i cibi ricchi di grassi, ammette Keast, ma noi ipotizziamo che questo meccanismo abbia a che fare con l'interruzione del pasto: in pratica il corpo è in grado di dirci quando è il caso di fermarsi. Ma se si è insensibili, l'avvertimento non arriva".

E si finisce per lievitare sulla bilancia. Insomma, secondo i ricercatori sulla nostra lingua ci sarebbe un rilevatore di grassi, in grado di riconoscere queste sostanze dal sapore. Ma l'alimentazione moderna è talmente satura di queste molecole, che alcune persone possono essere state de-sensibilizzate. Così non sanno più quando fermarsi. Lo studio potrebbe aiutare a contrastare l'epidemia di obesità. Ma anche a mettere a punto alimenti low-fat dal sapore più accattivante, tale da spingere le persone con problemi di peso ad accettarli più facilmente, senza abbandonare la dieta.

tratto da www.ilverobenessere.com