Saperi e sapori

CAMPANIA FELIX

23/08/2010


Una viticoltura nella provincia di Benevento con 60 tipologie di vini al top

Ager Campanus, che nel periodo romano indicava originariamente il territorio della città di Capua, si estendeva a sud fino ai Campi Flegrei, ad est lambiva le pendici del Vesuvio, a nord era cinto dalla catena Appenninica con l’antico  vulcano spento di Roccamonfina, ad ovest si apriva sul mar Tirreno  includendo la fertile pianura  del  fiume Volturno. Nell’antichità questo territorio veniva denominato anche Campania felix, dove felix stava per l’opulenza e produttività della regione, dovuta ai fertili terreni vulcanici che già gli antichi Romani conoscevano e che tuttora ben si addicono alla viticoltura.

La Campania infatti è stata uno dei primi e più importanti “centri” di insediamento, di coltivazione  e di diffusione della vite e del vino nel mondo antico. Non a caso i migliori vini dell’epopea romana, come il Falerno, il Greco, il Faustiniano, il Caleno erano prodotti in questa regione.

Oggi gli eredi di questo patrimonio ampelografico millenario sono l’Aglianico, il Fiano, il Greco, la Falanghina, il Per’ e palummo, l’Asprinio, la Biancolella, la Coda di volpe, la Forastera.  E’ questo il patrimonio che rappresenta la vera ricchezza della viticoltura campana, che, grazie all’intervento delle Istituzioni e alla sensibilità dei produttori si è fatta custode e valorizzatrice della tradizione vitivinicola italiana, esposta, soprattutto negli anni passati, al rischio di una ingiustificata esterofilia. 

La recente affermazione sul mercato dei vini campani è senza dubbio legata all’orientamento dei produttori di puntare sulla qualità e di privilegiare i vitigni autoctoni. Tale scelta è stata favorita e incentivata da una profonda e coordinata azione svolta dall’Amministrazione Regionale, finalizzata a ridisegnare la piattaforma enografica campana e a qualificare le produzioni enologiche tradizionali. 

Infatti, dopo una fase caratterizzata dalla invasione di vitigni di provenienza internazionale, i produttori sono tornati a valorizzare e recuperare le varietà autoctone, dalle più note alle “minori.

I vitigni autoctoni, come l’Aglianico, il Piedirosso, lo Sciascinoso, il Pallagrello, tra i rossi; il Fiano, il Greco, la Falanghina, l’Asprinio, la Coda di Volpe, il Biancolella, il Bombino e la Malvasia bianca tra i bianchi, prevalgono oggi nelle vigne campane e rappresentano le basi su cui si va edificando il futuro enologico della regione.

La provincia più vitata è quella di Benevento in cui sono diffuse molte delle doc più affermate anche in campo internazionale. 

La Provincia di Benevento - terra piena di storia e tradizioni - costituisce da sola circa il 40 % del totale della produzione regionale certificata. Circa 12.000 gli ettari vitati, quasi 8000 aziende viticole, più di 60 aziende imbottigliatrici per oltre 1.000.000 ettolitri di vino prodotto ogni anno, 6 denominazioni di origine e 2 indicazioni geografiche per più di 60 tipologie di vini... 

Sono questi i numeri che contraddistinguono il Beneventano e che gli assegnano la leadership nel comparto vitivinicolo della Campania.

Una tradizione vitivinicola antica e radicata, poiché oltre all’Ager Falernum, era proprio questa la zona prediletta dai Romani quando desideravano bere e commerciare del buon vino.

Per comprendere quanto la viticoltura caratterizzi il territorio e la sua economia, basta viaggiare attraverso le sue colline, e percorrere la Valle Telesina e il Taburno, oppure visitare Guardia Sanframondi e Sant’Agata dei Goti ...

Sulle strade del vino, insieme alle eccellenza enoiche si trovano anche le sorprese di una gastronomia dettata dalla ricchezza delle risorse dell’area.

Il paniere della provincia è praticamente completo se si toglie la voce “mare”. Colline e montagne si alternano dando non solo movimento e varietà al paesaggio ma creando i presupposti per una varietà di prodotti tipici di grande interesse, ben 126 sono quelli catalogati, ma i reali sono molti di più. In una breve sintesi dopo il vino tocca all’ olio extravergine di oliva, anche per la comunanza di molti produttori. E poi i formaggi e i salumi: i primi arricchiscono il patrimonio della regione nelle tipologie classiche dei formaggi freschi (ricotta e mozzarella sia di latte vaccino che di bufala, specie nel lato casertano della provincia) e dei formaggi stagionati (vaccini e pecorini). I salumi vantano alcune chicche, basti pensare al prosciutto di Pietratorcia e ai salumi di Faicchio. Ma forse sono le carni a caratterizzare fortemente questo territorio. Il maiale rosa beneventano è ben diffuso, ma è il vitellone bianco il grande protagonista con una ricchezza e qualità di capi che non ha rivali in Italia. Tra le produzioni di qualità citiamo la salsiccia rossa di Castelpoto, il carciofo di Pietrelcina, il miele e le mele annurche. Tra i prodotti recenti è da citare la buona birra artigianale di Faicchio. Concludiamo con i dolci, i famosi e buonissimi torroni di San Marco dei Cavoti e con un bicchiere di liquore Strega, uno dei prodotti del made in Italy più noti anche all’ estero.

 

Testo in collaborazione con ViniBuoni d’Italia www.vinibuoni.it