Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
09/02/2011
Interessante educational della stampa agricola del FVG per conoscere il pregio del tartufo nero friulano
Il Friuli è terra di tartufi. Dalla zona pedemontana alla Riviera Friulana, i boschi e le aree non coltivate sono per buona parte i terreni sui quali, potenzialmente, cani appositamente addestrati sono in grado di trovare i preziosi tuberi dl sottosuolo. Dal nero pregiato, Tuber Melanosporum, al più prezioso bianco, Tuber Magnatum Pico. Anche le rive del Meduna offrono potenzialità interessanti per gli appassionati del particolare aroma del tartufo, capace di impreziosire anche le pietanze più semplici. La presenza diffusa dei tartufi sul nostro territorio l’ha scoperta da tempo Renato Marescutti, uno degli esperti che animano i convegni ad Alba (CN), piuttosto che a Norcia (PG), come a Muzzana del Turgnano (UD). Il quale, una ventina d’anni fa ha deciso di valorizzare la sua Azienda, ora agrituristica, destinandone alcuni terreni alla produzione del tartufo. Produzione? Vi chiederete. Sì, perché è possibile seminare le spore di questo fungo sotterraneo che vive in simbiosi con alcuni alberi tartufigeni, con i quali scambia alcune sostanze nutritive. Questo scambio avviene a livello delle micorrize, che sono i filamenti più sottili e terminali delle radici delle piante. Le quali, le micorrize, vengono avvolte e compenetrate dal tessuto del fungo, detto micelio. E’ in questo modo che si genera il tartufo. Una delle essenze arboree che il tartufo ‘predilige’ è il carpino nero. In questa stagione, anche se il fenomeno risulta più evidente in primavera e d’estate conseguentemente allo stato vegetativo delle piante erbacee, attorno agli alberi sulle radici delle quali si è formato il tartufo l’erba risulta completamente rinsecchita dall’assorbimento delle sostanze nutrienti della pianta operata dal tartufo. Ma andiamo per ordine. Arrivati a Sequals (PN), il paese natale di Primo Carnera, il mitico ’gigante buono’ campione mondiale di box dell’anteguerra, ci si dirige verso la montagna, lungo la strada che porta al Passo Rest. Un valico e una piccola galleria ci aprono poi lo sguardo verso l’ampia vallata percorsa dal Meduna che ospita Arba, sull’altro versante del fiume, Toppo, e Solimbergo, invece, sono dal lato di Squals. Attraversato Solimbergo, una stradina ci porta fino all’agriturismo Sasso d’oro. Dove Patrizia Marescutti, la figlia di Renato e la moglie di quest’ultimo ci accolgono con garbo e simpatia. Da lì, su un pulmino, ci inoltriamo verso le rive del Meduna, superando un’area boscata, un frutteto, un vigneto, per arrivare a una macchia di carpini neri. Renato è lì ad attenderci assieme a Tea, il suo fedele cane, che vorrebbe farci le feste. Ma lo stoppiamo perché è già completamente infangato. E’ lei, la simpatica e inarrestabile cagnetta, la vera protagonista della mattinata. Sembra impazzita di gioia. Perché è libera di correre nel prato. Ma soprattutto di annusare il suo cibo preferito: il tartufo. Lo sente fino a quaranta metri di distanza. Poi restringe sempre di più il cerchio della sua esplorazione. Finché tuffa il suo simpatico e selettivo muso nel terreno. Lo infila nelle zolle quasi volesse inspirarne non solo la fragranza. Quindi si rialza e comincia a scavare con le zampe anteriori. A questo punto interviene prontamente Renato che blocca il muso di Tea, per evitare che ne faccia un sol boccone. Questo riturale si ripete diverse volte, anche se ora la stagione del tartufo nero volge al termine. Ma a Solimbergo di Sequals il tartufo è buono anche in questo periodo, perché la piovosità della zona lo mantiene morbido a lungo. Come a noi, capita anche ai turisti che soggiornano al Sasso d’oro di assistere alla ricerca. E di aiutare poi Renato a sottrarre i tartufi all’ingordigia del cane. Ciò fa parte di un nuovo modello di turismo rurale e naturalistico, e specializzato, che si sta diffondendo sempre di più. Come crescono nel contempo, ci ricorda Marescutti, le potenzialità delle aziende tartufigene. Anche a causa della raccolta incontrollata sui terreni vocati, che sta impoverendo la presenza del tartufo nelle terre tradizionali. Mentre la richiesta dei mercati e dei consumatori del profumato tubero sta crescendo, soprattutto in Austria e Germania. Certo non basta disporre di un terreno alberato per avere la garanzia di possedere una tartufaia. Ci debbono essere piante particolari; poi il terreno, e forse anche il clima ci debbono mettere del loro. Risaliamo nell’accogliente agriturismo Sasso d’oro, immerso nella campagna, per assaporare gli antipasti della tradizione friulana e i sott’oli realizzati dalle donne di casa. Poi i classici tagliolini, sui quali possiamo grattugiare il tartufo nero. Per la delizia delle nostre narici. E abbinare i vini friulani del pordenonese: La Ribolla Gialla spumantizzata e il Moscato frizzante della Cantina La Delizia di Casarsa, il Friulano del Podere Tondat, di Domanins, il Refosco di Giancarlo Casula di Bannia di Fiume Veneto, e il Cabernet Sauvignon di Antonio Gelisi di San Quirino. Nel corso del convivio scopriamo un'altra valenza. Che ha reso nota nel resto d’Italia e all’estero l’attività dei Marescutti. Buona parte degli ospiti dell’agriturismo è appassionata del volo. Nella zona di Toppo, a breve distanza da dove ci troviamo, Renato Marescutti ha coronato la sua passione, seconda probabilmente soltanto a quella per il tartufo. Dispone infatti di una avio superficie e di un hangar, nel quale fanno tappa numerosi appassionati del volo ultraleggero. I quali scelgono Solimbergo come tappa pedemontana per i loro voli, ma anche perché vi sono richiamati dal desiderio di gustare i preziosi tartufi. Non solo, ma visto che nella zona la passione per il volo è comune, anche i praticanti del parapendio che si lanciano dalla vicina montagna fanno dell’agriturismo Sasso d’oro il loro ritrovo. Ed è lo stesso Renato Marescutti a condurre eventualmente in volo gli ospiti. Perchè possano ammirare dall’alto quest’area ricca di peculiarità ambientali e paesaggistiche.
Carlo Morandini