Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
27/02/2011
Alla scoperta di un territorio.
Due italiani, un agronomo ed un enologo, riscoprono le potenzialità vinicole della culla antica dell’enologia e dei suoi vitigni autoctoni proponendo le prime bottiglie di Areni.
Il villaggio Areni è situato a circa 120 km da Yerevan, sulla sponda del fiume Arpa in Armenia. In questo villaggio, famoso per il suo vino rosso - l'Areni appunto - si trovano numerose cantine vinicole molto conosciute anche dai turisti per degustazioni e programmi di assaggio. Il vitigno di Areni, nell'area del monte Ararat, è il più famoso ed è uno dei più antichi al mondo, risalente addirittura al 1000 a.C.
La maggior parte dei vigneti del paese si trova nella pianura dell’Ararat, ma le valli comprese fra il villaggio di Areni e Yeghegnadzor producono vini di ottima qualità. Proprio qui, nella stessa grotta dove è stata rinvenuta una scarpa in pelle straordinariamente ben conservata risalente a 5.500 anni fa, gli archeologi hanno rinvenuto una pressa per l'uva, recipienti per la fermentazione e la conservazione del vino, coppe e resti di graspe, semi e bucce. È la prima volta che si dispone di un quadro archeologico completo della produzione del vino risalente a 6.100 anni fa. Nella grotta è stato scoperto un recipiente d’argilla dai bordi alti lungo circa 1 metro, dove l’uva veniva presumibilmente schiacciata coi piedi. Il succo così prodotto defluiva in una “vasca” (un tino) profonda circa 60 cm dalla capacità di 50-60 litri, e lì sarebbe stato lasciato a fermentare. Secondo la ricerca, pubblicata di recente sul Journal of Archaeological Science, il vino sarebbe poi stato custodito in giare e l’ambiente fresco e asciutto della grotta, ideale per una cantina, avrebbe fatto il resto.Sparsi in tutto il sito, gli archeologi hanno trovato manciate di semi d’uva, resti di uva pressata e di mosto d’uva, e dozzine di vini essiccati. La produzione vinicola, che si svolgeva in prossimità di un sito funerario, era forse dedicata ai defunti.
L'esperto di vino nell'antichità Patrick E. McGovern, archeologo biomolecolare alla University of Pennsylvania Museum di Philadelphia, definisce la scoperta particolarmente significativa perché suggerisce l'esistenza di una produzione vinicola su larga scala, che a sua volta implica il fatto che la vite fosse già stata domesticata. Questo perché la vite domestica (Vitis vinifera sativa) produce un maggior numero di grappoli rispetto a quella selvatica (Vitis vinifera silvestris) e quindi sono necessarie strutture più ampie per la loro lavorazione. McGovern aveva già rilevato testimonianze archeologiche di vino (ma non di una cantina per la sua produzione) in Iran che risalgono a 7.000 anni fa - un millennio prima quindi del recente ritrovamento in Armenia. Ma la scoperta di quella che sembra una produzione vinicola con uso di vite domestica nell'attuale Armenia, spiega McGovern, sembra coincidere con gli studi genetici condotti in precedenza sulle varietà di uva coltivata, che indicavano proprio le montagne dell'Armenia, della Georgia e dei Paesi limitrofi come la culla della viticultura. Secondo McGovern, l'uva di Areni avrebbe avuto un gusto simile a quello delle antiche varietà georgiane indicate come “antenate” del Pinot Nero.
Articolo in collaborazione con ViniBuoni d'Italia www.vinibuoni.it