Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
31/03/2011
Fallisce i tentativo di accordo tra Europarlamento ed il Consiglio, composto dai membri dei 27 stati dell'Unione, per dare finalmente un quadro normativo alla delicata questione dell'utilizzo dei cloni animali nella filiera produttiva dei prodotti destinati alla nostra alimentazione.
Il 29 di questo mese, ultimo giorno utile per raggiungere un accordo sulla proposta presentata dalla Commissione Europea, dopo 12 ore di seduta, si è registrato l'ennesimo nulla di fatto.
L'Europarlamento, forte anche dell'appoggio di gran parte dell'opinione pubblica, si è sempre opposto all'uso di cloni all'interno della filiera produttiva degli alimenti ma i rappresentanti degli stati membri non si sono dimostrati della stessa idea, almeno non tutti. Viene il sospetto che l'opinione delle lobby del settore conti molto più dell'opinione di cittadini dell'Unione.
I discendenti di Dolly, quindi, potranno tranquillamente essere utilizzati per produrre costine od omogenizzati per bambini senza che i consumatori ne sappiamo nulla.
Una volta compreso che i rappresentanti degli stati membri non avrebbero mai accettato il divieto totale, la delegazione dell'Europarlamento sperava di far arrivare in porto almeno una norma che imponesse la dichiarazione esplicita in etichetta per i prodotti derivanti da animali clonati. Anche questa proposta, però, è stata vana.
Di fatto, il divieto di clonazione per uso alimentare, già approvato da Consiglio e Commissione, e l'obbligo di etichettatura solo per le carni bovine fresche non ci mettono al riparo dal rischio di alimentarci con prodotti animali derivanti dalla clonazione, sia per il fatto ché la normativa di etichettatura riguarda solo le carni bovine, non vale quindi per tutte le altre carni, sia perché, come ha fatto notare Kartika Liotard, relatore del Parlamento Europeo sui nuovi prodotti alimentari, “nessun allevatore spenderebbe 100.000 € per acquistare una toro clonato per farne hamburgher”.
Una normativa che regoli l'impiego della discendenza dei cloni è, quindi, indispensabile, visto che, come ribadisce la Liotard “l'uso dei cloni è commercialmente sostenibile solo per l'allevamento, non per la produzione diretta di alimenti”.
Insomma, sulle nostre tavole arriveranno latte, carni e derivati che potrebbero essere prodotti da animali clonati o dalla loro prole.
Siamo ancora senza una legge che ci tuteli e, pare, non la avremo per molto tempo. Per riportare sul tavolo delle trattative il problema potrebbero volerci alcuni anni.
Ci rimane una certezza assoluta: il Consiglio UE non ascolta il parere dei suoi cittadini.
Non ci resta che sperare nelle associazioni di categoria e nei produttori, sperando che si prodighino (in fretta) per creare un marchio certificato, tutto Italiano, con tanto di albero genealogico: PRODOTTO DA ANIMALI NON CLONATI (neanche gli antenati...)
Giulio Volontè
Fonte : Parlamento Europeo – Press Service