Degustiamo per voi

Che dolce serata con i Magnifici Sette....a Cà Rugate.

di Bernardo Pasquali

06/07/2007

 Al centro della foto Michele Tessari I Magnifici Sette....a Cà Rugate! Serata calda di una giornata d´estate. Nell´azienda Cà Rugate tutto è pronto per la mitica degustazione annuale dei vini dolci...anche l´aria condizionata. Meno male! L´ambiente è più favorevole alla degustazione dei magnifici 7 di questa sera. Michele Tessari ci accoglie all´entrata con la sua solita amicizia e il suo sorriso. Anche quest´anno ha preparato qualcosa di grande per un pubblico non numeroso ma estremamente qualificato. E´ felice perché anche quest´anno la partecipazione è stata massiccia e le iscrizioni sono andate esaurite in fretta. "I grandi vini dolci nazionali ed internazionali". Questo il titolo della serata estremamente semplice e generico per un appuntamento vorticoso e vertiginoso di sensazioni ed emozioni. A guidare la serata un ispirato Nicola Frasson che è riuscito a mettere insieme delle bottiglie veramente di prestigio e difficilmente trovabili...chapeau! Ecco le stelle in degustazione: Ben Ryè Passito di Pantelleria 2004 - Donnafugata La Perlata Recioto di Soave DOCG 1996 - Cà Rugate Betsek Tokaji Aszù 6 puttonyos 1993 - The Royal Tokaji Company Kanzemer Altemberg Riesling Beerenauslese 1989 M.von Othegraven Lur Saluces Sauternes 1996 - Chateau d´Yquem Recioto della Valpolicella Classico 1995 Giuseppe Quintarelli Porto Vintage 1985 - Taylor´s ...cosa dite? A parte la grandezza dei vini in se stessi, sono le annate che entusiasmano. Sono vini che hanno fatto e fanno la storia dell´enologia europea ed internazionale. Ma degustarli ad annate così longeve possono offrire emozioni indimenticabili. E così è stato! Si è partiti con il mitico Zibibbo di Pantelleria, vinificato completamente in acciaio e semplicemente derivante dalla ricchezza della terra di Sicilia che ha plasmato questo vino nei secoli. Complesso al naso, opulento e sontuoso nel bicchiere, lascia effluvi di inebrianti nouance di agrumi e frutta secca, misti a sensazioni marine di sale e terra arsa dal sole. Di un´annata leggermente piovosa nella parte finale della maturazione, tanto da provocare un ritardo della vendemmia di circa 20 giorni. Si sente perciò al palato una acidità ancor più significativa e una struttura meno "grassa" del solito. Un vino dotato di un bouquet olfattivo estremamente ampio e straordinariamente evolvente nel bicchiere. La sua morbidezza e sapidità in bocca, tenacemente sorrette da una splendida sensazione di freschezza e acidità, lo rendono particolarmente equilibrato e armonico. Lunghissimo e ampio. C´è tutta la Sicilia dentro! Ma si può pensare di bere un recioto di Soave dopo più di 11 anni? La Perlara del 1996 prodotta da Cà Rugate ha posto un serio interrogativo. Non tanto nel senso negativo, ossia per la caduta di stile del vino, quanto nel senso positivo ossia di una bella tenuta del bicchiere con ancora una splendida base acida che lascia trasparire ancora segnali di vitalità in bottiglia. L´anno ´96 è stata la prima annata della svolta dell´azienda verso un sistema di produzione che portasse a concentrare il prodotto già partendo dalle riduzioni delle rese sia in pianta, sia nella scelta degli acini, sia nella lavorazione e affinamento in botte. Unico dato non proprio positivo, una scarsa evoluzione nel bicchiere. Ma certamente da quel recioto si capisce quanto la Garganega sia uva da grandi annate e da affinamento. Anche in versione dolce. Pensando al miglioramento delle tecniche di vinificazione che si sono andate evolvendo da quel 1996 si pensa che La Perlara successiva possa gratificare ancor maggiormente il consumatore attento e paziente. Una riconferma, se ce n´era bisogno, di quanto emerso dalla manifestazione di Monteforte d´Alpone e dalla degustazione dei Soave addirittura del 1990. Il Tokaji Aszù 6 puttonyos, tra tutti i vini presentati, a mio avviso è quello che meno ha coinvolto e soprattutto convinto. Una perdita di struttura e soprattutto un impoverimento delle potenzialità aromatico olfattive tipiche di questo prodotto, con inizi di ossidazione visibile soprattutto a livello cromatico, hanno permesse di assaggiare un prodotto ormai arrivato alla soglia della fine. Ossia, più di così non si può pretendere! Eppure del Tocaji anche più longevo se ne sono assaggiati e posso affermare che hanno sempre portato a sensazioni di incredulità per la splendida evoluzione da affinamento in bottiglia. Ma il bello delle degustazioni di questo livello è anche osservare la versatilità di un vino e soprattutto la sua capacità di essere più o meno stabile. Straordinari i profumi del Riesling. Un naso ricco, complesso, intenso e intrigante. Agrumi, spezie, idrocarburi evoluti, erbette aromatiche, dragoncello, melissa, mentuccia, rosmarino e salvia essiccata. Frutta esotica matura e scorrette di arancia candita. Lime e pompelmo...ma potrei sbizzarririmi per chissà quanto. Il naso più intrigante della serata. Continuo oltretutto e stabile. Testimone di una massa ancora in splendida forma con una spalla acida di sostegno forte e vitale. Un vino che è maturato in bottiglia da gran signore. Esuberante e raffinato. Netto e franco al palato con sensazioni complesse anche di frutta secca con un finale di mandorla tostata indimenticabile. Un Riesling della Mosella di pregio. Una bottiglia di grande effetto che ha entusiasmato la platea di degustatori. Ed ora il mito! Lur Saluces Sauternes Chateau d´Yquem. Soprattutto annata 1996! Tra tutti quello che interpreta con maggior rigore l´essenza della finezza e dell´eleganza. L´opulenza e la sontuosità di un prodotto unico al mondo. Da uve Semillon e Sauvignon sulle terre adiacenti le rive della Garonne. Da uve impreziosite e miracolate da un microscopico funghetto, in queste terre benevolo con l´uomo e la natura, che riesce a donare al frutto ciò che in nessuna altra del mondo riesce in modo così esaltante. L´attacco della Botrytis cinerea all´acino arricchisce il vino di sensazioni aromatico olfattive che sono anche difficili da interpretare e che per la loro unicità devono poter essere provate direttamente. Ma l´eleganza e la raffinatezza, nonché la complessità e il bouquet aromatico olfattivo portano il degustatore inavvertitamente a socchiudere gli occhi per penetrare e distinguere le molteplici espressioni di un´opera d´arte dei sensi. A terminare la degustazione due grandi vini dolci da uve nere. Un mito veronese, prodotto da un uomo schivo ma che ha fatto del vino Valpolicella, dell´Amarone e del Recioto prodotti unici al mondo. Giuseppe Quintarelli interpreta il vino come una rielaborazione di se stesso. Semplicemente tradizionale, schietto e ricco di sostanza. Ma tenacemente raffinato. Il suo recioto lo vedo come il vecchio contadino vestito a festa. Dove lo stile e l´eleganza sobria dell´uomo di campagna emergeva con tutta la sua semplicità e dignità. Il suo recioto non è sfacciatamente dolce. Anzi è decisamente demi sec se così si potesse affermare. Non lo produce sempre e il 1995 è l´ultima annata in commercio. Infatti questo vino è un´intricata sensazione di elementi di durezza (acidità e tannino) con la splendida morbidezza di un piccolo residuo zuccherino in una splendida struttura glicerica avvolgente. Un vino che potremmo pensare anche a tutto pasto. Una sua interpretazione fedele al suo carismatico essere uomo della Valpolicella più verace e profonda! Infine il Porto Vintage del 1985. Che dire, un vino che non fa parte della nostra tradizione enologica Ma che per tutti i partecipanti esperti ha rappresentato una bella testimonianza di vino fortificato invecchiato. 22 anni. Complesso, con una potenzialità ancora significativa, espressivo, con ciliegia sotto spirito e spezie. Un porto da meditazione oppure da abbinare a piacevoli stecchette di cioccolato fondente io consiglio del Criollo sudamericano, magari Costarica, ad una percentuale del 60 - 70%. Serata fantastica, dolce, calda...da brivido! Bernardo Pasquali