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Premiati i Locali del Buon Formaggio

20/09/2011

 

All'Asta del Bitto vincono i sentimenti



Si è svolta stamattina, presso il teatro Politeama Boglione di Bra, la premiazione dei Locali del Buon Formaggio, scelti da Slow Food in tutta Italia tra osterie, ristoranti e commercianti. Il Presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese, suggerendo una sempre maggiore collaborazione tra i premiati e le condotte Slow Food affinché divulghino la conoscenza e la cultura del formaggio, ha sottolineato, nel giorno di chiusura di Cheese, come la manifestazione veda un incremento di visitatori ed espositori di anno in anno a dispetto della crisi economica che si sta attraversando: «Probabilmente una delle ragioni è la voglia di un'economia sana, concreta, più solida dell'economia canaglia di cui leggiamo sui giornali». Piero Sardo, Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, ed Eugenio Signoroni, co-curatore della guida Osterie d'Italia, hanno poi spiegato come sono cambiati nel tempo i criteri per l'assegnazione del premio: non è più così importante avere una pletora esagerata di formaggi ma conta sicuramente di più una maggiore rappresentanza di prodotti del territorio e una maggiore capacità nel raccontarli da parte degli esercenti e i ristoratori.

Prima della premiazione, si è quindi svolta un'asta davvero unica: quella di tre annate speciali (1996, 1997, 1998) del bitto storico tutelato dal Presidio Slow Food. La scelta delle annate è stata spiegata da Paolo Ciapparelli, Presidente del Consorzio Salvaguardia Bitto storico: il 1996, infatti, è stato l'anno dell'istituzione della Dop del bitto e l'inizio di una scomoda convivenza tra produttori legati alla lavorazione tradizionale e altri che, grazie a un disciplinare particolarmente permissivo, possono nutrire gli animali con i mangimi invece che con l'erba, o possono aggiungere fermenti che di fatto rendono impossibili le lunghe stagionature per le quali è celebre questo formaggio. I “ribelli del bitto” hanno in questi anni avuto un unico sostegno nella loro battaglia: il movimento Slow Food. È quindi sembrato più che logico dedicare l'asta di queste particolari annate a Slow Food e al loro nuovo, importante progetto: tutti i proventi, infatti,  sono andati a Mille Orti per l'Africa, un progetto promosso da Slow Food che punta a restituire sovranità alimentare a un migliaio di Comunità del cibo sparse in varie zone dell'Africa. Le prime due forme (1997 e 1998), prodotte dal casaro Carlo Duca e messe all'incanto in quarti di circa 2,5 chili ciascuno, sono state battute fra i 310 e i 430 euro al pezzo; quella del 2006, prodotta da Enrico Manni, un casaro storico oggi non più in attività, e messa all'incanto per intero (circa 12 chili), è stata battuta a 2200 euro. Se l'è aggiudicata Virginio Cattaneo, titolare del ristorante La Brace di Forcola (So) e socio del Consorzio fin dall'inizio della sua istituzione. Cattaneo, non nascondendo la sua emozione, ha spiegato le ragioni dell'acquisto: restituire la forma al Consorzio, rimandandone il taglio al giorno in cui “sarà maggiorenne”, ovvero fra tre anni.