Chiacchierando di gusto

L’eros č servito, la seduzione si fa a tavola.

di Maria Stefania Podda

17/10/2011

La pièce, ha avuto il suo debutto a Febbraio nel Museo Frick Collection di New York, in occasione degli eventi per la presentazione ufficiale del Carnevale di Venezia. Con la tappa del 30 settembre, tenutasi a Mestre, nell’ambito degli appuntamenti della manifestazione “Il Gusto della Cultura dell’Autunno Mestrino”, prosegue il suo percorso itinerante, in Italia e all'estero, in alcuni "luoghi magici" come castelli, cantine storiche e musei. Il prossimo appuntamento, la cui data è ancora da definire, dovrebbe vedere i protagonisti de “ l’Eros è servito” esibirsi a Montecarlo.

Uno spettacolo esilarante, che combina la performance teatrale con la passione culinaria, condita dalle note piccanti del gioco seduttivo. È quel che va in scena con la commedia dal titolo “L’eros è servito, ovvero il letto è apparecchiato – Segreti e ricette agrodolci piccanti del menù della seduzione”. Protagonisti Chiarastella Seravalle, e Marco Bigi, con la regia di Maurizio Sangalli.

In essa si dissolvono le forti analogie tra il gusto e l’arte della seduzione, rappresentate in modo ironico, e bizzarro dai due attori, che inscenano di volta in volta personaggi e rapporti amorosi, raccontati nella cornice storica della Venezia del Settecento, epoca nella quale le cortigiane, erano custodi dei segreti e delle ricette dell’arte seduttiva. A questa si accompagnavano inoltre le armi invincibili della maestria culinaria, capace di prendere l’uomo per la gola, e renderlo inerme nella morsa dell’eros, diviso tra il letto e la tavola.

Dall’entrata in scena dell’attrice a bordo di una carriola travestita da gondola, spinta dal partner attore, si dispiega la successione di dialoghi e monologhi, quasi tutti in dialetto veneziano, arricchiti da una carica ironica, che incita ad applausi e a risate collettive. L’energica ilarità diventa contagiosa, e il coinvolgimento del pubblico nell’evolversi della scena è assicurato.

La commedia, aldilà dello sconfinamento nel mondo dell’enogastronomia, rappresenta un’esplorazione dell’universo femminile, in sintonia con le opere che la Seravalle, Presidente dell’Associazione Arte Mide, ha sempre privilegiato. Tra queste “Il filo delle donne veneziane”, “Lilith: l’origine della donna”, “Anzola màre e Zefirina vorìa”, “Il canto di Eleonora”.

Con “L’eros è servito” ancora una volta le donne sono protagoniste, nelle vesti delle cortigiane veneziane, note per le grandi doti di ammaliatrici, capaci di affermarsi nelle relazioni sentimentali, grazie anche alla trama di rapporti e di ruoli di comando da loro conquistati. Ad ispirare l’opera sono proprio le storie, ironicamente ricostruite, delle donne che popolavano la Venezia del 600 e del 700, recuperate dagli antichi manoscritti che raccontano tra realtà e immaginazione, episodi divertenti e singolari aneddoti, legati alle vite di nobili e plebei. Proprio dalla commistione tra l’aristocrazia e il popolo si fonda l’intera commedia, che mette in luce come la seduzione possa trascendere rispetto alle differenze di classe, passando per il filo conduttore della passione per il mangiare.

Le scene alternate nella variazione di costumi, vedono l’attrice assumere le vesti di Benedetta Dall’Osso, detta “La Bernarda”, che rievoca il suo incontro con il grande seduttore Giacomo Casanova, e di altre figure femminili, come Anzola, la sua cuoca detta anche “Voria”, che cucina pietanze afrodisiache che impegnano i clienti della padrona più a tavola che a letto. Nell’evoluzione dei travestimenti, si alternano i diversi piatti, a loro volta legati alla situazione, agli incontri, e all’atmosfera generata dal partner. Tra un piatto e un altro si sviluppano le scene, a loro volta intervallate dalle performance musicali. Risultato, uno spettacolo ricco e divertente, che esalta la cucina nell’universo della seduzione, regalando al pubblico una rappresentazione storica condita dalla forte componente ironica che caratterizza i personaggi e le battute dialettali, e che invita alla riscoperta dell’unione tra il letto e la tavola, luoghi di abbandono e di piacere.