Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
14/11/2011
La cittadina di Cerveteri si trova lungo la fascia tirrenica, circa 40 km a nord di Roma alla quale è collegata dalla via Aurelia, che corrisponde in gran parte al tracciato dell’antica strada consolare romana. Sorge su un territorio disseminato di suggestivi e preziosi reperti archeologi preistorici, etruschi e romani ed abbraccia un paesaggio molto vasto e variegato. Ed è proprio in questa campagna aspra e suggestiva che sono custodite le affascinanti necropoli, mentre lungo il mare, caratterizzato da coste basse e sabbiose, si susseguono centri balneari. Di fronte il mare ed alle spalle una zona collinare quella della Maremma laziale in cui si stagliano i Monti della Tolfa, antichissimi coni vulcanici oggi ammantati di boschi e radure. Gli antichi toponimi della città sono Cisra, per gli Etruschi, Agylla, per i Greci, e Caere per i Romani. La brevissima distanza dal mare garantiva i traffici marittimi, in particolare con Cartagine, come provano i ben tre porti ad essa collegati: Palo, nei pressi dell’attuale Ladispoli; Punicum, l’odierna Santa Marinella e, la più grande, Pyrgi, oggi Santa Severa. I primi rapporti della cittadina con Roma furono amichevoli, ma nel 273 a.C. Cerveteri dovette accettare il predominio romano, perdendo progressivamente di importanza.
Ma la sua grandiosità è custodita da una delle necropoli etrusche più monumentali di tutto il Mediterraneo, quella della Banditaccia, dichiarata dall' Unesco, nel 2004, patrimonio mondiale dell'umanità. L’insediamento si estende per circa dieci ettari e conserva quasi quattrocento sepolture, comprese in un arco cronologico a partire dal VIII secolo a.C. fino II secolo a.C. Fra le tombe più importanti figurano quella dei Rilievi, dei Capitelli, degli Scudi e delle Sedie, nonché la tomba dell'Alcova. La tipologia funeraria è caratterizzata dal tumulo, struttura a pianta circolare, in parte scavata nel banco tufaceo ed in parte ricoperta di terra, costituita da una camera destinata alla sepoltura e da un corridoio di accesso. Gli ambienti funerari ripropongono gli interni delle case etrusche, dai particolari architettonici agli elementi dell’arredo, consentendo di conoscere un aspetto di questa civiltà altrimenti irrimediabilmente perduto. Tra le più note è sicuramente la Tomba dei Rilievi (IV sec. a.C.), appartenuta alla famiglia dei Matuna, che conserva degli stucchi dipinti che riproducono oggetti di uso quotidiano. Una testimonianza di particolare rilievo è rappresentata dal Sarcofago degli Sposi, risalente al VI secolo a.C.; si tratta di una scultura in terracotta, il cui coperchio riproduce le figure di due sposi, adagiati su un triclinio, l’uomo poggia affettuosamente il braccio sulle spalle della moglie, le figure riflettono linee semplici e diritte ma nello stesso tempo eleganti, tratti salienti dell’arte scultorea etrusca. Gran parte dei reperti provenienti dalle numerose necropoli del territorio è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Cerveteri, il cui allestimento propone un percorso cronologico a partire dagli oggetti del periodo villanoviano, fino alle ceramiche di varia tipologia ed utilizzo relative al banchetto ed al contesto funerario, ma anche lastre fittili e numerosi ex voto in terracotta. Recentemente il museo si avvale anche di tecnologie multimediali che consentono una maggiore e più interessante fruizione. La storia medievale di Cerveteri è certamente meno nota e meno ricca di quella antica; in effetti la città conobbe una fase piuttosto travagliata tra il IX ed il X secolo, soprattutto per l’invasione saracena, a cui seguì un progressivo abbandono dell’area, accentuato alla fine del XII secolo da un’epidemia di malaria, che costrinse gli abitanti a lasciare la vecchia sede cittadina ed a spostarsi nel borgo di Ceri (Caere Novum). Una rifioritura del centro si avrà solo a partire dal XVI secolo ed in particolare quando diventò parte del principato della famiglia Ruspoli, che lascerà il suo segno più riconoscibile con l’acquisizione, nel 1674, del castello Orsini, oggi detto appunto Palazzo Ruspoli.
Oltre al grande patrimonio culturale Cerveteri coinvolge tutti i nostri sensi con la ricchezza delle offerte enogastronomiche. In quest’antico territorio etrusco si produce da sempre il vino Cerveteri. La DOC Cerveteri si estende su diversi comuni della fascia litorale tirrenica, proponendo differenti tipologie dal bianco al rosso, dal secco all’amabile. I principali vitigni utilizzati sono costituiti da: Trebbiano Toscano, Malvasia del Lazio, Sangiovese, Montepulciano e Merlot. Il terreno fertile di origine vulcanica-alluvionale e la vicinanza con il mare creano una situazione particolarmente adatta per la coltivazione della vite. Coltivazione diffusa fin dall’antichità, è ipotizzabile che in questi luoghi gli Etruschi coltivassero la vite, utilizzando le tecniche apprese dai Greci intorno al XI secolo a.C. ed intensificarono la produzione a partire dal VI sec. a.C., periodo in cui i vini ceretani erano già particolarmente apprezzati ed esportati sui mercati del Mediterraneo come è documentato dalle numerose anfore vinarie rinvenute. Nel campo letterario da Marziale a Columella, sono tante le opere e le citazioni che collocano il vino di Cerveteri tra i più celebrati nel mondo antico. Di questa vocazione sono eredi oggi le piccole e medie aziende vinicole sparse sul territorio. In particolare negli ultimi anni si è assistito ad una grande crescita ed a nuovi impianti. E’ stato riscoperto un vitigno da tempo dimenticato: il Giacchè, caratterizzato da un grappolo molto piccolo e da una forte carica antocianica, le cui rese bassissime e la difficile vinificazione portò quest’uva all’abbandono più completo, sostituendola con vitigni più produttivi. Ma la grande novità nella produzione enologica locale, a partire dalla vendemmia 2011, è costituita dall’adozione della nuova IGT Costa Etrusco Romana voluta fortemente dalla filiera produttiva e volta a creare un prodotto di qualità e ad affermare un’identità territoriale anche attraverso l’introduzione di nuovi vitigni. Tra questi sarà per esempio possibile vinificare in purezza il Vermentino, varietà tipica delle zone costiere in grado di esaltare al massimo le caratteristiche di sapidità e di mineralità derivanti proprio dalla vicinanza del mare. Di importante rilievo anche le novità circa l’incremento delle densità d’impianto e delle riduzioni delle rese. Tutto il territorio cerite è ricco oltre che di vigneti anche di oliveti che si spingono fino al mare, che mitiga con le sue brezze le calure estive ed i rigori invernali. Ma anche la tradizione casearia legata all’allevamento ovino esprime con fedeltà il carattere di queste terre, attraversate per secoli da greggi e da pastori ed è ancora praticato l’allevamento bovino, soprattutto del vitellone e della maremmana. Nella produzione orticola spicca il Carciofo Romanesco del Lazio IGP che presenta capolini di forma sferica e compatta, di dimensioni grandi, brattee esterne di colore verde con sfumature violette ad apice arrotondato e con il caratteristico foro. Alimento centrale della dieta mediterranea, il carciofo rappresenta da sempre un ingrediente fondamentale della cultura gastronomica e rurale delle popolazioni dell’Italia centro-meridionale. Tra i prodotti da forno ed i dolci meritano particolare attenzione le pizze di Pasqua, preparate per la tipica colazione, le ciambellette al vino ed all'anice, i tozzetti e soprattutto i mostaccioli, quest’ultimi dolci di antichissime origini che ancora una volta testimoniano, ancora oggi, la grande tradizione e valenza di un’antica civiltà.