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OCM VINO… C’E’ DA STARE TRANQUILLI ? Di Bernardo Pasquali

di Bernardo Pasquali

16/07/2007

 Ogni volta che si avvia una riforma, in qualsiasi comparto ed occasione, chi dovrà farne i conti normalmente tende a fare muro. È logico e comprensibile. Il 4 luglio la Commissaria per le politiche agricole della Commissione Europea Mariann Fischer Boel ha presentato finalmente la proposta definitiva dell’Organizzazione Comune di Mercato. Un testo di riforma complessiva del comparto vino che ha la funzioni di rendere comuni le politiche di tutti i paesi membri. Non ci va pesantemente di sezionare il testo, ma ci interessa trovare quei punti che a nostro avviso possono incidere di più sia in positivo che in negativo sulla filiera vitivinicola. Divieto di impiego di zucchero per l’arricchimento dei vini. Questa è una bella notizia per l’Italia e per chi ama il vino. Certamente lo sarà meno per alcuni paesi nordeuropei che a questo punto vedranno alcuni loro vini scomparire o cambiare nettamente il loro livello di qualità. Tutti dovranno produrre vino solo con l’uso di uva e mosto e la stessa cosa vale per la grappa. Lo zucchero sarà vietato dal primo giorno dell’entrata in vigore della riforma. Premi per l’abbandono. Questa è una norma che potremmo chiamare come “istigazione all’estirpazione”. L’OCM prevede di dare un premio a tutti i viticoltori che intendono abbandonare il settore. In pratica se si abbandona il primo anno si riceve quello che si riceverebbe oggi più il 30%. Più si aspetta peggio è. Infatti se nel primo anno saranno stanziati 430 milioni per agevolare l’abbandono, negli anni successivi saranno solo 59 milioni. Insomma qui l’indecisione non paga nel vero senso della parola. Comunque secondo l’OCM, si potranno estirpare solo (solo?) 200.000 ettari di vigneto pari al 10% del territorio destinato alla viticoltura. Per fortuna che si è data la possibilità agli Stati nazionali di impedire l’estirpazione in zone di montagna o nelle regioni in condizioni ambientali particolari. Una domanda ci sovviene! Sostenere l’abbandono dei campi in questo modo spregiudicato può servire al mondo dell’agricoltura? Siamo sicuri che i contadini che abbandonano i campi reinvestano quei soldi in agricoltura? Stop alle restrizioni per i nuovi impianti. Dal 2014 tutti i viticoltori più bravi potranno aumentare il loro vigneto se saranno in grado di dimostrare di vendere tutto il vino in più. Stop quindi alle restrizioni vigenti. Così si potranno estendere le piantagioni ma si aumenterà in maniera incontrollabile la quantità di vino prodotta. Decisione che va a favore solo dei grandi produttori o delle grandi organizzazioni commerciali che hanno la forza economica e la forza di marketing per riuscire a penetrare e consolidare nuovi mercati per nuove quantità di vino. Ma questo comporterà un aumento del vino prodotto che logicamente porterà automaticamente ad una diminuzione dei prezzi. Ciò potrebbe portare in difficoltà i piccoli produttori che perderebbero competitività e rischierebbero di vedere i loro sforzi qualitativi svanire in breve tempo. Così magari potrebbero pensare a dismettere i vigneti per prendere i soldi del punto precedente e lasciare i campi a queste grandi organizzazioni. Con il risultato di perdere le diversità e le eccellenze ed omologare al ribasso le produzioni vinicole. Sono stato un po’ drastico ma non credo di essere andato molto lontano dal pericolo di verità. Un punto positivo è quello di aver passato alla Commissione la responsabilità di assecondare nuove riforme enologiche, in conformità alle pratiche già sancite dall’Organizzazione Internazionale del Vino. Si impongono inoltre divieti sull’importazione di mosti e mescolamento di vini europei con quelli importati. Allarme etichettatura! Questo passaggio è realmente pericoloso e svilente il concetto di qualità e provenienza del vino. Qui anche il nostro paese si deve imporre autoritariamente e autorevolmente. L’origine delle uve basterà a conferire la denominazione di origine. Cosa significa? Non importa il luogo di vinificazione delle uve. Vuol dire che il Valpolicella potrebbe essere prodotto anche in Germania se solo le uve provengono dalla zona di origine. Incredibile! Inoltre quel vino potrebbe comunque chiamarsi a Indicazione geografica Protetta o Denominazione Geografica Protetta. Sì perché si “protegge” solo l’area di provenienza delle uve. Per peggiorare la cosa si propone di estendere le norme di etichettatura anche ai vini da tavola creando in questo modo una confusione tale da non far più capire al consumatore il valore reale del prodotto. Sarà difficile per il consumatore districarsi tra DOCG, DOC, IGT, IGP, DOP, e vini da tavola etichettati. C’è da preoccuparsi quindi della nuova OCM? Si, certamente! Sta passando un modello qualitativo di basso profilo e di concezione un po’ troppo teutonica e nordeuropea. Insomma sembra che alla fine invece di tutelare chi fa qualità si voglia far sedere tutti a tavola. Il problema è che se prima mangiavano bene in pochi, dopo mangeranno male tutti quanti. Daremo possibilità di mercato ai nordeuropei che non gli competono per inadeguatezza climatica e territoriale, a discapito di una tradizione millenaria e del buon senso. Putrtoppo il blocco nordeuropeo oggi è ben nutrito anche dai nuovi paesi dell’est. Il blocco mediterraneo realmente interessato da questa riforma è rappresentato da: Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Francia. Insomma 22 a 5…sarà veramente una partita difficile. E il nostro Governo sarà capace di fare la parte dei Campioni del Mondo? Bernardo Pasquali