Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
30/11/2011
Spettacoli, conferenze, laboratori, degustazioni e concerti illustreranno la vita e l’arte del Cinquecento tra Bracciano, Roma e Firenze ed in particolare mostreranno sotto una nuova luce il rapporto tra Paolo Giordano Orsini e Isabella de’ Medici.
Dal 1° al 18 dicembre avrà luogo in Bracciano (Roma) la manifestazione “Dicembre alla corte degli Orsini”, ideata ed organizzata dal locale Museo Civico, che prevede conferenze, spettacoli e laboratori che illustreranno la vita e l’arte del Cinquecento tra Bracciano, Roma e Firenze. La manifestazione ruota attorno alle figure di Paolo Giordano I Orsini, duca di Bracciano, e di sua moglie Isabella de’ Medici, figlia del granduca di Firenze Cosimo I, vissuti nella seconda metà del XVI secolo. La storia ufficiale vuole che Paolo, violento barone romano, abbia ucciso Isabella a causa dei suoi molti amanti, ma le centinaia di lettere che i due si sono scambiati, conservate nell’Archivio Storico Capitolino di Roma, raccontano un’altra storia e testimoniano il loro profondo amore, nato nonostante gli interessi politici alla base del loro matrimonio e durato tutta la vita.
Il Museo Civico propone un modo nuovo e diverso di vivere la storia: tutte le attività e gli spettacoli che costruiscono “Dicembre alla corte degli Orsini” sono basati sulla ricerca storica e tesi a dare una lettura più aderente alla realtà dei due importanti personaggi e della vita del loro tempo. L’evento, voluto e promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Bracciano, è in parte finanziato dalla Provincia di Roma con fondi regionali ed ha ottenuto il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale, il cui archivio conserva le lettere di Paolo e Isabella poste alla base della ricerca storica. All’evento parteciperanno le associazioni Slow Food Bracciano e Forum Clodii, nonché alcuni esercizi pubblici locali, che per tutta la durata della manifestazione proporranno appositi menu e dolci rinascimentali.
“Gallo Indio arrostito allo spedo ripieno di tartufoli, maiale in brognata, polpa di cedro confetto, pastelletti piccioli sfogliati, zampetti di maiale, crostini di provatura, pesce accarpionato e conservato in foglie…” queste sono solo alcune delle ricette apparse nelle numerose opere di gastronomia del XVI secolo che accanto ad alcune pietanze rintracciate nei documenti d’archivio del territorio si potranno gustare presso i locali che hanno aderito al progetto. L’obiettivo è quello di offrire la possibilità di sperimentare dei piatti frutto di una ricostruzione filologica, di un’accurata sperimentazione. La proposta, senza costumi ed allestimenti scenografici, è essenzialmente quella di un’esperienza sensoriale, l’occasione per assaggiare delle pietanze rinascimentali ed al tempo stesso offrire uno strumento per approfondire, attraverso i sensi, lo spirito dell’epoca. Immaginiamoci, quindi, commensali in un banchetto, come ad esempio quello del maggio 1556 quando papa Paolo IV venne a Bracciano per controllare i lavori di fortificazione del castello e fu accolto con un fastoso pranzo, allietato dai versi del poeta Arnolfo Bolognese, dai suonatori di pive di Trevignano, dal musico e dal nano di corte di Paolo Giordano Orsini.
Nelle imbandigioni non poteva certo mancare il vino, stante le documentate produzioni vitivinicole in tutto il ducato e come tra l’altro testimoniato da Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III Farnese, che lodava i vini di Bracciano Cerveteri e soprattutto quelli di Monterano, annoverandoli tra i più graditi al pontefice. Dopo un servizio a tavola, cosiddetto all’italiana, fondato sull’alternarsi di “servizi di credenza”, composti da preparazione fredde come ad esempio frutta, dolciumi, insalate e pasticci, e “servizi di cucina” costituiti da piatti caldi il banchetto si concludeva con dolcetti, confetti e vino ippocratico (Hypoclas). Il nome lo definisce come vino medicinale per eccellenza, una preparazione originale rintracciata in un manoscritto del 1593 dove Rosselli, speziale-farmacista fiorentino, ne annotò la ricetta ricevuta proprio dalla duchessa Isabella dè Medici Orsini, preparazione che contemplava: vino rosso, Malvasia, zucchero di canna ed una infusione con cannella, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero, grani del paradiso, radice di iris fiorentina e di galanga.