Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
07/01/2012
La contesa con l’ungherese Tokaji non ha turbato il valore e soprattutto il gusto del Friulano, un vino dalle mille sorprese
La storia del vino Tocai friulano è piuttosto complessa e in molti punti si intreccia con quella del Tokaj ungherese, contribuendo a creare una certa confusione riguardo al vitigno dal quale si ottengono i due vini. Secondo un’interpretazione storica piuttosto diffusa sembra che il vitigno Tocai friulano sia stato trasportato dal Friuli all’Ungheria sotto il regno di Béla IV; altre fonti bibliografiche attribuiscono allo stesso re la richiesta di far venire dall’Italia e dalla Francia alcuni esperti per produrre il “Furmint”, ovvero il vitigno usato in maggior percentuale per produrre il Tokaji ungherese. Secondo una terza ipotesi nel 1623 Aurora Formentini andò in sposa al Conte Batthyány e i coniugi, andando a vivere in Ungheria, portarono con sé il vitigno di S. Floriano, detto Formint, che divenne poi Tokaji prendendo il nome dalla zona nella quale fu trapiantato.
Studi più recenti tuttavia sembrano dimostrare che l’origine del Tocai friulano sia in realtà diversa. Negli anni ’70 iniziò infatti a Conegliano un programma di selezione clonale del Tocai friulano che mise in rilievo alcune somiglianze con il vitigno Sauvignon. L’analisi del Dna, in seguito, rivelò che il vitigno Tocai friulano altri non era che il Sauvignonasse, vitigno presente nei vigneti del Bordolese, oggi quasi scomparso in quella zona della Francia e arrivato in Friuli, probabilmente assieme al Sauvignon, nel periodo in cui, a metà dell’Ottocento, si iniziarono a coltivare i vitigni francesi nei vigneti friulani. Quest’ultima ipotesi confermerebbe la completa autonomia dei due vitigni indagati, ovvero l’origine francese del Tocai friulano e la derivazione della denominazione di quello ungherese dalla regione in cui da sempre è stato coltivato. Tale affermazione troverebbe inoltre il suo fondamento nella diversità che caratterizza i due Tocai, sia per vitigno che per vino. Basti solo ricordare che il Tocai friulano è un vino secco, fruttato con uno spiccato sapore di mandorla; quello ungherese, benché possa esistere anche in versione secca (szàraz) o abboccata (éder) è famoso per la sua versione dolce, anzi dolcissima, di colore ambrato, con circa 15 gradi di alcol ed una altissima concentrazione di zuccheri residui.
Da Tocai a Friulano
A fare luce sulla questione che nel passato ha coinvolto conti, frati e cavalieri di Francia, Italia e Ungheria interviene, nel 1993, la Comunità Europea, che dopo aver mediato un accordo tra Italia e Ungheria, vieta l’utilizzo della dicitura “Tocai” per il vino friulano a partire dal marzo del 2007, in quanto giudicato troppo simile all’omologo doc ungherese “Tokaji”, dalla vendemmia 2008 si utilizza il nome “Friulano”.
Caratteristiche del vino
Il Friulano è un vino fine, delicato, elegante, ricco di struttura ed equilibrato.
Il colore è giallo paglierino o dorato chiaro, luminoso. E’ un vino dall’ampio bouquet in cui si percepisce la prevalenza dell’armonia delle note vegetali del fieno, dei fiori di campo, del timo, della camomilla fusi a rimandi vinosi e minerali di esemplare pulizia. Quanto promette al naso, il Friulano lo conferma al gusto che individua la sua caratteristica principale nel sentore di mandorla gentile che lascia nel finale in bocca. Lo si sorseggia per il piacere di scoprire ogni volta una nota diversa.
Il Friulano non si abbina, si beve!
Chiedere in Friuli quale sia il cibo perfetto per questo vino simbolo della Regione è quasi un rischio. Il Friulano si beve e basta...! Cosa si abbini non è mai un problema, perché un vino dalla personalità così spiccata non è obbligato ad accostamenti schematici e rigidi. Spontaneamente ha trovato il suo primo spazio come aperitivo, assieme al piacere delle chiacchiere tra amici, diventando l’irrinunciabile “tajut”, ovvero il bicchiere di vino bianco servito in osteria e generalmente consumato al banco. E’ perfetto per un aperitivo. E’ ideale accostato al prosciutto di San Daniele. E’ splendida la sua vocazione sui crostacei. Amabile e fresco al palato è un vino ideale per tutte le occasioni. La capacità di sapersi accostare ai frutti di mare risiede nella sua mineralità, non troppo fine, ma piuttosto improvvisa, istintiva, quasi terragna, per questo le cozze costituiscono un abbinamento prediletto dal vitigno friulano. Da quando i vignaioli hanno dedicato appassionata attenzione nella sua produzione, il Tocai, oggi Friulano, ha innalzato la sua qualità. Molti i fattori che hanno esaltato le sue peculiarità; primo sicuramente la cura delle vigne con la riduzione delle rese per ettaro, la scelta di coltivazioni in siti meglio esposti e più vocati ed infine il trattamento delle uve durante la vinificazione, avviate a linee di produzione tecnologicamente innovative. Oggi il Friulano non teme confronti, anzi li vuole...
A promuoverlo fortemente è l’Ersa ovvero l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia che opera nel settore dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura. Trova le sue origini nelle stazioni sperimentali istituite nella seconda metà dell’ottocento per portare le innovazioni tecniche anche nel mondo rurale. L’ERSA nasce con l’obbiettivo di divenire strumento di raccordo tra le esigenze del settore produttivo e le attività di tutti quei soggetti che operano nel campo della ricerca, della sperimentazione e dell’innovazione in ambito agricolo, prefiggendosi di migliorare la qualità della vita dei produttori e dei cittadini attraverso il potenziamento della capacità competitiva delle aziende, della sicurezza e qualità dei prodotti, tramite la protezione dell’ambiente e la valorizzazione degli spazi rurali.