Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
11/05/2012
Essenziale, telegrafico, poetico, vero: “Al vignaiuolo ignoto. I vini contadini, migliori. Piccolo il podere, minuta la vigna, perfetto il vino; più facile ed ingiusto, averlo ignorato, il vignaiuolo”, è l’incipit del Catalogo Bolaffi dei Vini d’Italia. Il Gotha dei Vini di Luigi Veronelli.
Erano i primi anni ’70, non era apparsa ancora in libreria nessuna delle guide ai vini che oggi conosciamo e Luigi Veronelli era già il maestro riconosciuto della critica enogastronomica intelligente. In quel Catalogo, Veronelli segnala con lode due vini della Cantina Coppola di Gallipoli. Sono passati oltre quarant’anni da quelle recensioni, ma i vigneti dei Coppola sono rimasti gli stessi, dei veri e propri cru.
I cru, i vigneti vocati, sono tracciabili anche storicamente, infatti, documenti d’archivio attestano che la nobildonna Laura Cuti – sposando nel 1489 Orsino Coppola - portò in dote la tenuta Li Cuti, oggi come allora coltivata a vigna e ancora di proprietà della famiglia Coppola.
“Con Gino Veronelli l’amicizia è iniziata alla fine degli anni ’60, quando girava l’Italia per assaggiare i vini da recensire sul Catalogo Bolaffi e nelle trasmissioni televisive, come la famosissima A Tavola alle 7, condotta assieme a Ave Ninchi. Fu entusiasta del Doxi, del Rosato Lacrima di Terra d’Otranto (in un dossier pubblicato su Il Mondo lo inserì tra i migliori 100 vini del Sud) e del Rosso, che nel 1983 è diventato Li Cuti Rosso, dopo l’assegnazione della Doc Alezio. Gino scrisse delle descrizioni organolettiche molto pignole e belle, che hanno costituito un codice per le successive degustazioni”.
Così inizia l’incontro con Carlo Antonio Coppola, memoria storica della Cantina Coppola e padre di Giuseppe e Lucio, attuali proprietari dell’azienda. Il dottor Coppola, ottantatré anni, diplomato nel 1948 in agronomia ed enotecnica in quella che allora era la massima istituzione scientifica in questo campo, ossia la Scuola Enologica Umberto I di Alba. Da allora – oltre a varie pubblicazioni e a molteplici incarichi istituzionali – si è sempre dedicato ai due rami imprenditoriali di famiglia: la vitivinicoltura e l’ospitalità (il primo agricampeggio del Salento è stato creato dalla famiglia Coppola, oggi è La Masseria Camping).
“La Cantina Coppola iniziò a imbottigliare nel 1948, nell’agosto di quell’anno mi diplomai, e a fine anno imbottigliammo il rosato Lacrima di Terra d’Otranto. Attualmente curiamo 17 ettari di vigneto. Tre sono i cru di provenienza: Li Cuti, Patitari e Santo Stefano, che rientrano nel territorio della Doc Alezio, comprendente i comuni di Gallipoli, Sannicola, Tuglie, Alezio. Le uve rosse sono le classiche di questo territorio: Negroamaro e Primitivo, affiancate da due varietà bianche scelte dopo attenti studi: Vermentino e Sauvignon. Tengo fede a ciò che mi consigliò mio padre: se vedi che le cose vanno bene non allargarti per trasformarti in commerciante, altrimenti perdi tutta la tradizione che ho cercato di costruire. C’è una nobiltà profonda nell’essere viticoltori, o vignaiuoli, come diceva Veronelli, utilizzando un termine desueto ma poetico e pregnante.
I miei figli Giuseppe e Lucio, che ora conducono l’azienda, rappresentano la diciottesima generazione familiare di vignaioli. Dal 1489 conduciamo la Cantina con il nome dei Coppola, ma si potrebbe risalire anche oltre attraverso la famiglia Cuti.
Il territorio dall’arco ionico-gallipolino è una parte del Salento molto particolare per il microclima, molto ventoso, siccitoso, dove l’influenza benefica del mare dona specificità ai prodotti della terra e in particolare alle uve e in conseguenza al vino. Questo non è il ‘solito’ Salento, ma un Salento nel Salento, dove gli aspetti positivi del clima e del terreno sono, se non migliori, diversi.
Nell’ambito della viticoltura abbiamo apportato delle novità significative, in particolare – con la collaborazione di due studiosi del calibro di Antonio Calò e Angelo Costacurta – la selezione e la valorizzazione del Negroamaro Cannellino, un clone dal grappolo non compatto che impedisce la formazione dei marciumi durante la maturazione e che ha una quindicina di giorni di anticipo sulla maturazione, anticipando un periodo solitamente critico in Salento; la sperimentazione e la valorizzazione del Vermentino, che qui, nell’arco ionico-gallipolino, assieme al Sauvignon, trova terreni e microclima favorevoli come nessuna delle varietà bianche finora sperimentate.
Un’intuizione mi venne dal ricordo dei vigneti di Châteauneuf-du-Pape, nella zona del basso-Rodano in Francia, che visitai nel ’52, caratterizzati da un terreno molto ciottoloso. L’idea fu quella di far scassare con un macchinario la roccia affiorante di tre ettari del vigneto Santo Stefano, rendendo la roccia (che lì è di uno spessore di circa 60 centimetri) in ciottoli e permettendo alle viti di arrivare alla terra argillosa sottostante. Gli aspetti positivi di questo lavoro si possono notare in giugno, in quel periodo le viti lì piantate sono più verdi rispetto all’altra parte del vigneto, soffrono di meno il caldo e la siccità, grazie alla protezione dei ciottoli e la penetrazione in profondità nel terreno.
Penso che l’azienda Coppola abbia contribuito alla conservazione e alla valorizzazione di questo territorio, sia con la viticoltura sia con la preservazione e l’ampliamento di zone boschive di una parte della costa ionica, zone naturalistiche dove gestiamo l’agro-camping. Ma anche con il primo restauro in Salento di un frantoio ipogeo, nel centro storico di Gallipoli, e con la sua valorizzazione culturale e turistica. Un progetto realizzato in collaborazione con l’associazione Galllipoli Nostra. È diventato un esempio per altre località salentine. Dare profondità storica nell’ambito della cultura dell’olio è importantissimo in Salento e soprattutto a Gallipoli, che nel ‘700 fu la piazza dove si decideva il prezzo internazionale dell’olio e il porto da dove partivano le navi dirette in tutta Europa. Mi piacerebbe vedere inaugurato al più presto il Museo Coppola, dedicato a Giovanni Andrea Coppola, dove saranno esposte anche le ventidue tele donate dalla nostra famiglia. Vorrei infine evidenziare la conduzione familiare della nostra azienda agricola e turistica, in cui io e i miei figli siamo affiancati da mia moglie Maria, onnipresente e operosa, dalla scrupolosa e puntuale Paola – moglie di Lucio – che conduce l’ufficio di direzione, da Annarita – moglie di Giuseppe – essenziale durante gli incontri, i convegni e le degustazioni, e da Nicolò, giovanissimo nipote, che si affaccia nella conduzione agronomica”.
Oggi, la Cantina Coppola produce sette vini: i Bianchi: Li Cuti e Rocci (che – ricordiamolo – è il primo Negroamaro vinificato in bianco); il Rosato Li Cuti; i Rossi: Doxi, Li Cuti, Patitari; e il Passito Tafuri.
Cantina Coppola
Tenuta di Torre Sabea, S.S. 101 km 34,500, Gallipoli (Lecce)
tel/fax 0833 201425; info@cantinacoppola.it; www.cantinacoppola.it