Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
15/06/2012
Applicata fin dal 2009, viene confermata anche per quest’anno la riduzione dal 65 al 50% ad ettaro della cernita delle uve destinate ad Amarone e Recioto della Valpolicella. La decisione è stata presa all’unanimità dal Cda del Consorzio, dove sono rappresentate tutte le componenti della filiera, per perseguire il comune obiettivo di salvaguardare l’equilibrio tra domanda ed offerta e, quindi, la rimuneratività della produzione dalle uve alle bottiglie.
Verona, 14 giugno 2012. Con una decisione presa all’unanimità, il Consiglio di amministrazione del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella ha deciso di confermare anche per la prossima vendemmia la riduzione delle rese dal 65 al 50% ad ettaro della cernita delle uve destinate all’appassimento per la produzione di Amarone e Recioto della Valpolicella. La richiesta è già stata inoltrata alla Regione Veneto.
«Applichiamo la riduzione delle rese fin dal 2009 – spiega il presidente del Consorzio Christian Marchesini – ed è una misura condivisa sia dentro che fuori dal Cda da tutte le componenti della filiera e dalle associazioni di categoria perché è lo strumento che sta permettendo di gestire, assieme al blocco dei nuovi impianti in vigore dal 2010 fino all’anno prossimo, il controllo della produzione, il mantenimento dell’equilibrio tra domanda e offerta e la giusta rimuneratività per tutti».
Riguardo al blocco dei nuovi impianti, gli effetti inizieranno a vedersi a partire da questa campagna. Nell’ultimo periodo, infatti, le superfici a doc sono aumentate di circa 200 ettari all’anno a causa dei diritti di impianto che erano già stati acquisiti dai viticoltori, arrivando quest’anno a sfiorare complessivamente i 7.000 ettari. Si trattava però di una normale evoluzione in risposta al crescente favore di mercato, tanto che l’Amarone della Valpolicella e tutti gli altri vini della denominazione continuano a riscuotere grande successo sia dentro che fuori dal confine italiano.
«Siamo tutti convinti – conclude Marchesini – che la riduzione delle rese, ma anche la costante ricerca della qualità della materia prima e l’attenzione del lavoro di cantina continueranno a garantire successo e benessere a tutta la filiera della doc Valpolicella».
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