Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
31/01/2007
Erano gli anni del “CAOS”, i fanti dell’enologia italiana combattevano una guerra impari contro i cavalieri francesi, ornati delle loro splendide armature di rovere e, meravigliosamente,addestrati con la classe la tecnica che solo un’esperienza atavica può conferire. Ma un giorno, alla soglia degli anni ottanta, ecco irrompere, come una meteora, nelle fila dell’oscuro medioevo italiano, un guerriero scintillante, elegante sul suo destriero nero e protetto da un grande scudo stellato. Faceva la comparsa, nel feudo “bolgherese” dei marchesi Incisa della Rocchetta il SASSICAIA. Fù così che il Lancillotto italiano iniziò la sua ascesa verso l’olimpo del vino e, protetto dalla sua stella e dal suo fulgido scudo, varcò i confini della vocata e deliziata Toscana e, dopo aver conquistato l’Italia tutta, acquisì il lignaggio dei grandi condottieri, potè cavalcare nelle terre di Bordeaux senza chinare lo sguardo per la vergogna e meritò l’onore di sedere alla Tavola Rotonda dei più grandi “nobili” del mondo. Tanto universalmente riconosciuta è la sua forza che oggi nessun cavaliere francese può permettersi il lusso di guardare il Nostro dall’alto verso il basso. La forza e la classe del grande toscano sono talmente prorompenti che, anche, i più acuti e rodati strateghi dell’enologia mondiale non possono fare a meno di provare una forte emozione ed una doverosa reverenza quando decidono di impiegare, in battaglia, lo splendido guerriero. Trasferendo poi le gesta del nobile cavaliere dal campo di battaglia al palcoscenico del teatro eccolo, allora, incedere nel suo vellutato abito di scena scuro, con cilindro, sciarpa e mantello dai riflessi granato, elegante, sinuoso, seguito da una scia di profumi inebrianti, la sua “colonia” è complessa e diversa da opera in opera: cassis, cacao amaro, tabacco pregiato, cuoio, vaniglia, cannella, frutta rossa, fieno e peperone verde. Ma, come tutti i grandi attori è la voce che lo caratterizza. In bocca è morbido, i suoi tannini posseggono nobili natali e vestono di purissima seta e i suoi acuti deliziano con una persistenza al limite dell’eternità. E’ difficile scegliere la sua performance migliore non si sa se è “Aspettando Godot” dell’85 o “L’Enrico IV” del ’90 o “La Mandragola” del ’97 o “L’Amleto” del ’98 certo è che ognuna di esse è una grande interpretazione, al di sopra delle righe, mai omologata e mai banale. Ed è per questo che quando il sipario della tavola si apre e appare la stella del Sassicaia scende un ossequioso silenzio ed il pubblico, che tutto sommato ha pagato un biglietto molto meno caro che per altri osannati pseudo – spettacoli, sà che una indimenticabile emozione lo attende. Grazie ed auguri Sassicaia e resisti alle lusinghe e alle sirene del tempo,delle mode e del consumo.
Giuliano De Santis
Maestro Sommelier Enogastronomo Epulae