Notizie e Recensioni

Il grande libro (dei Rum) che non c’era

di Umberto Faedi

18/11/2013

Il mondo contemporaneo malatissimo di globalizzazione e fretta parrebbe oramai proiettato verso un’esasperazione telematica che tende a cancellare la carta dall’orbe terracqueo. Per fortuna non è del tutto così e ci sono spazi e persone, ancora tante, che amano sfogliare giornali, riviste, pubblicazioni, libri. Il grande libro che non c’era in questione è Il Grande Libro del Rum scaturito dall’amore, dalla passione e dalla competenza di Davide Staffa per questa bevanda che evoca sapori e profumi coloniali lontani, orizzonti con isole e isolette caraibiche e non, la rissosa Compagnia della Filibusta e la Tortuga con i suoi leggendari pirati, corsari e bucanieri.

Davide Staffa è un apprezzatissimo sommelier con una notevole esperienza sul campo e un bagaglio di docenze e degustazioni incredibili. La sua passione per le bevande l’ha portato a cominciare a raccogliere materiale per scoprire tutte le tipologie di Rum, le zone più vocate, le distillerie produttrici, i mercati più importanti e sui distributori molto attenti di questa bevanda che non ha ancora quattrocento anni, quindi, relativamente giovane rispetto ad altre tipologie di distillati. Grazie all’amicizia e alla collaborazione e alla grande lodevole voglia imprenditoriale che nei giorni nostri occorre, per sfornare un libro presente in Gigi Veronesi editore da molti anni di Degusta, rivista molto conosciuta e apprezzata specializzata di enogastronomia, il ciclopico lavoro di Davide ha avuto compimento. Sono elencate oltre seicento etichette di Rum suddivise per paesi di produzione e di origine e in ognuna di esse, è indicata la modalità di degustazione. Il lavoro di raccolta dei dati è durato oltre sette anni e reca importanti indicazioni. Si viene così a sapere che la canna da zucchero non è patrimonio dei Caraibi, ma proviene bensì dal Bengala e dalla penisola indonesiana. A causa degli interscambi provocati dal commercio dei generi esotici innescato dall’originarsi di colossali imperi coloniali la canna da zucchero approda nei Caraibi e da essa scaturisce questa bevanda non particolarmente raffinata e non di gradimento dei salotti frequentati dai vip dell’epoca. E’ piuttosto la bevanda quotidiana delle classi meno abbienti, facile da trovare nelle taverne e nelle bettole delle isole rifugio, di trafficanti, di schiavi, di pirati e di ammutinati provenienti dalle varie marine coloniali. Non a caso il famosissimo e reale ammutinamento della HMS Bounty, reso ancora più leggendario dal film interpretato da Marlon Brando che diviene la mente della rivolta contro gli odiosi metodi del capitano Bligh interpretato da Trevor Howard, trova nella mancata distribuzione della dose giornaliera di Rum che era a ruolino nella marina imperiale britannica la goccia, è il caso di dirlo, che fa traboccare il vaso. La presentazione alla Cantina Bentivoglio di Bologna che ha visto l’abbinamento di tre tipologie di Rum, il primo, un blended di vari Rum con un invecchiamento minimo di 5 anni, il secondo, un Rum affinato per 12 anni, ricco di sentori evidenti di vaniglia, frutta secca, miele e spezie, per ultimo un 21 anni memorabile, risultato di una ricetta segreta del Master aziendale Appleton che ha fornito le bottiglie.

La presentazione alla Cantina Bentivoglio, è stata la prima serata di degustazione di una serie che prevede una ventina di tappe che porterà il tour del Rum a percorrere la penisola da Nord a Sud sino al mese di Febbraio 2014.