Itinerari e turismo enogastronomico

La città di Alghero

di Giulio Volontè

05/03/2007

 Un tratto di mare importante, un approdo naturale riparato dai venti dominanti, una base di appoggio strategica per le rotte del Mediterraneo. Furono con tutta probabilità questi, i motivi che indussero a scegliere quella piccola penisola, per edificare Alghero. Il luogo era ideale per la costruzione di un approdo, per l’insediamento di un centro abitato e soprattutto per consentire un’efficace difesa dagli attacchi nemici. Per tre lati confinante con il mare, la penisola sulla quale sorse Alghero era già dotata di un'efficace difesa naturale, alla quale saranno aggiunte in seguito imponenti ed ingegnose opere di fortificazione. Nacque così la città di Alghero, intorno al 1100 (d.c.), dopo che pisani e genovesi, liberarono la rada dai Saraceni. Fu, infatti, in quel periodo che i Doria, ai quali toccò Alghero dopo la spartizione dei territori sardi conquistati dalle due repubbliche marinare, popolarono il borgo. Grazie all’opera dell’importante famiglia genovese, che con la sua imponente flotta mercantile intensificò degli scambi commerciali, in particolare con la Liguria, Alghero, acquistò sempre maggior importanza ed iniziò ad espandersi intorno al suo centro vitale: il porto. Pietro Doria diede inizio, proprio in quegli anni, alla costruzione delle opere di fortificazione della città. Furono costruiti i bastioni e la cinta muraria per proteggere il porto ed il centro abitato dalle incursioni dei pirati e per difenderla dagli attacchi dei pisani, in lotta con i genovesi per il controllo della Sardegna. Di fatto, se si eccettua un breve periodo di dominazione pisana tra 1283 ed il 1284, Alghero rimase per lungo tempo una città genovese; ed è proprio dopo la riconquista della città, alla fine del 1200, che i Doria diedero nuovo impulso all’economia cittadina e ricostruirono, rinforzandole, le opere di difesa militare . L’importanza strategica della piazzaforte sarda ne fece, però, un rilevante obiettivo militare, una tappa fondamentale, irrinunciabile, per Giacomo II d’Aragona che ambiva alla conquista della Sardegna. Così, a metà del 1300, l’esercito catalano-aragonese, iniziò l’assedio alla città che diventò possedimento della corona d’Aragona. Catalani prima e spagnoli poi, dominarono Alghero per più di 350 anni, lasciando indelebile la loro impronta nell’architettura cittadina. Con l’avvento degli spagnoli, Alghero divenne un importante approdo per le navi che facevano rotta nel Mediterraneo, in particolare per le flotte iberiche che vi approdavano per rifugiarsi dai nemici o dal maltempo e per fare rifornimento. Così Alghero crebbe, con alterne vicende, sempre sotto assedio. Flotte di navi nemiche e di pirati saraceni si alternavano nelle loro frequenti offensive alla città, ed è in questo contesto che furono costruite, e più volte ristrutturate e potenziate le fortificazioni che difendevano Alghero ed il suo importante porto. Le lunghe mura, rivolte verso il mare costituivano un’insormontabile barriera difensiva, un capolavoro di ingegneria militare. L’abilità nello sfruttare la morfologia del terreno nella costruzione delle opere di difesa, aveva consentito la costruzione di una fortificazione inespugnabile. Da li, la guarnigione aveva il completo controllo della rada, grazie anche alle numerose torri, sistemate in posizione strategica lungo tutto il perimetro. Un'ulteriore bastione difensivo, rivolto verso l’interno, proteggeva la città dagli attacchi che giungevano dall’entroterra. Il lungo periodo di trasformazioni, ristrutturazioni e di ampliamenti del quale furono protagoniste le fortificazioni di Alghero, si protrasse sino agli inizi del XIX secolo. Fu nella seconda metà del 1800 che le mutate esigenze della città indussero a progressivi smantellamenti delle mura difensive. L’espansione del centro abitato verso l’entroterra ed il conseguente abbandono della zona fortificata da parte dei suoi abitanti diedero inizio al degrado che trasfigurò la città storica. L’imponente cinta muraria ed il “Bastione di Montalbano”, eretti per proteggere il lato nord della penisola, quello verso terra, fu abbattuta dopo la seconda guerra mondiale, per porre rimedio alla grave condizione di insalubrità nella quale versavano le abitazioni che si trovavano all’interno della città murata. Di questo imponente bastione rimangono oggi solo le 2 torri che dominano il paesaggio cittadino. Le fortificazioni, lo abbiamo già detto, furono più volte riparate e rimaneggiate. La prima volta nel 1364, dopo alcuni anni dall’occupazione catalana. Successivamente furono numerosi gli interventi effettuati sul perimetro difensivo della città. Le mura furono più volte rafforzate e completate al fine di adeguarle alle mutate esigenze belliche, senza però modificare in modo sostanziale l’impianto originario. Il versante est, delle fortificazioni, iniziava dalla Torre dello Sperone, unita alla torre più a sud, la torre di San Giacomo, unica a base ottagonale, dal bastione Cristoforo Colombo. A sud, l’imponente bastione Marco Polo, che si congiunge a ovest con il bastione Pigafetta. In questo bastione, sul lato sud-ovest, esisteva l’unica interruzione della cortina difensiva, il solo accesso alla città dal mare, il “portal de la mar”. All’estremità nord, del bastione Pigafetta, la torre di Sant’Elmo, ed i bastioni Magellano, sotto i quali si estendeva il porto . La fortificazione a mare era completata a nord-ovest dalla torre e dal bastione de La Maddalena. Da qui partiva la fortificazione verso terra, costituita dal baluardo de La Maddalena, appunto, dal Baluardo di Montalbano, e dal Baluardo dello Sperone, uniti da imponenti mura rettilinee. Di questa parte della fortificazione rimangono ormai solo le due torri del baluardo di Montalbano: La Torre di Porta Nuova e la Torre di San Giovanni. Il disinteresse generale e la mancanza di manutenzione delle mura durante il periodo più recente della storia della città ha portato ad un progressivo degrado ed alla scomparsa di alcuni tratti delle fortificazioni. Fortunatamente buona parte delle antiche mura ha resistito al tempo, agli agenti atmosferici ed all’incuria dell’uomo, e qualche anno fa, grazie ad un articolato progetto di intervento è stato possibile recuperare le parti esistenti. I lavori, eseguiti con perizia ed abilità, rispettando la tipologia costruttiva originaria, recuperando i materiali autentici, ma applicando al lavoro innovative metodologie e tecnologie, hanno consentito il pieno recupero di quel che è rimasto delle fortificazioni algheresi. Oggi i bastioni sono stati finalmente restituiti alla città. Chi viene dal mare, come per centinaia d’anni hanno fatto i forestieri, amici o nemici, ritrova, nel loro antico splendore e nella loro maestosa imponenza le fortificazioni della più bella città dell’isola. Passeggiando sui bastioni, dove affonda le radici la storia della città, oggi finalmente riportati alla dignità che meritano, algheresi e turisti giunti da ogni parte del pianeta possono ammirare uno dei panorami più belli al mondo. Giulio Volontè