Parliamo di vino

Una Stella brilla a Montalcino

di Gianmarco Nulli Gennari

26/02/2015

Stella Viola di Campalto

Stella Viola di Campalto comincia la sua avventura di viticoltrice a Montalcino nel 1998, quando pianta sei ettari al podere San Giuseppe, tra Castelnuovo dell’Abate e il Castello di Velona, nella zona sud della denominazione. Pur del tutto nuova al mestiere di vignaiola e alle pratiche di cantina, decide fin da subito di orientarsi verso una filosofia naturale nelle lavorazioni, prima col biologico e poi in biodinamica (oggi le sue uve sono certificate Demeter).

Il successo di pubblico e critica arriva da subito, grazie a un Rosso di Montalcino (prima annata, prodotta in quantità confidenziale, 2001) che reclama la sua forte identità di sangiovese e la finezza dei migliori vini ilcinesi, ridando lustro e orgoglio a una denominazione troppo spesso bistrattata per “colpa” del celebre fratello maggiore. Col Brunello Stella comincia a cimentarsi a partire dalla vendemmia 2004, ma nei primi anni continua ad essere il Rosso il suo prodotto più convincente.

Ora, pian piano, grazie alle viti che sono cresciute e cominciano a entrare nella fase produttiva ottimale, le gerarchie si stanno riassestando. Verso l’alto però. Tutto merito di un lavoro attento in vigna, con un amore viscerale per quella terra “viva” ed “elastica”, grazie a pratiche poco interventiste, e a continui assaggi e degustazioni in cantina, dove Stella vinifica separatamente le parcelle e dove ogni botte ha un suo carattere, una sua peculiarità che solo in seguito andrà a formare il mosaico “perfetto” di ogni annata.

Siamo andati al Podere San Giuseppe in una domenica mattina di nebbia e pioggia, che però poco dopo ci ha regalato squarci di luce grazie al sole che filtrava attraverso i vetri della bella e panoramica sala di degustazione. Stella ci ha fatto provare tutta la produzione (con l’eccezione del Rosso 2001). Il Brunello in uscita, a differenza di quasi tutte le aziende di Montalcino, è il 2009 (che da questa vendemmia è etichettato come riserva). Il 2010 dovrebbe uscire (forse…) il prossimo anno.

Ecco le nostre note di degustazione.

Rosso di Montalcino 2002. Spezie, tabacco, tartufo, ghianda; bella evoluzione, buona beva, agile, ancora fresco e acido. 85

Rosso di Montalcino 2003. Naso più ricco ed evoluto, ancora floreale, etereo, sottobosco; molta ciccia, un po’ ostico, ampio e caldo, ma si beve bene. 86

Rosso di Montalcino 2004. Naso più aperto dei precedenti, frutta secca e sotto spirito, carne e corteccia; bell’ingresso al palato, poi molto serrato e un po’ caldo. Sembra cercare ancora un suo equilibrio. 85

Rosso di Montalcino 2005. Olfatto di bella chiarezza e comunicativa, alloro, grafite, terra e mora; bocca succosa ed elegante, armonica, un “falso magro”, ottima PAI su note affumicate e speziate. 91

Rosso di Montalcino 2006. Tabacco biondo e da pipa, genziana, spezie orientali; in bocca è sapido e grintoso, giustamente tannico, dal frutto integro e puro, chiude su note scure e sassose. Gastronomico. 90

Rosso di Montalcino 2007. Naso molto fruttato e balsamico, viola e liquirizia dolce; sorso pieno e avvolgente, tannino finissimo, manca un filo di contrasto, leggermente più evoluto dei precedenti. 87

Rosso di Montalcino 2008. Si torna su toni minerali, bei tratti ematici, ferrosi e mentolati; molto succoso ed espressivo al palato, eleganza da pinot nero che seduce e conquista, frutto davvero piacevole anche se manca un filo di profondità. 89

Rosso di Montalcino 2009. Ancora spezie e mineralità in evidenza, con un cenno di volatile; tannino più rugoso e selvatico degli altri, ma dialoga bene con l’acidità; il finale è teso, nervoso, glicerico. “Indisciplinato”, chiosa Stella. 87

Rosso di Montalcino 2010. Lui invece è “egocentrico”. Naso complesso e floreale, mora, incenso, cuoio e tabacco; in bocca è molto ricco, materia ancora da distendere, di gran personalità, bella traccia sapida e fresca in persistenza. Un Brunello, alla cieca! 91

Rosso di Montalcino 2011. Leggera volatile, fiori freschi e fruttini (lampone e fragola); golosissimo al palato, peso leggero, nordico. L’aggettivo scelto dalla sua artefice è “estivo”. 87

Brunello di Montalcino 2004. Olfatto ombroso, scuro, ferro e terriccio; tannino ancora imponente e graffiante, sembra che gli anni non lo scalfiscano. Paradossalmente più equilibrato del Rosso pari annata. “L’uva era meravigliosa”, ricorda Stella. 87

Brunello di Montalcino 2005. Naso bello e concessivo, iodio e buccia d’agrumi; bocca perfettamente proporzionata ed elegante, “spinge” con educazione e favorisce la beva. Frutta ed erbe aromatiche in persistenza, molto fresco e lungo. 92

Brunello di Montalcino 2006. Qui torna il marchio di fabbrica di San Giuseppe: note minerali e di sacrestia (cera), liquirizia e ribes. Il tannino è cesellato, dolce e cioccolatoso, finale succoso, generoso e di buona dinamica. 90

Brunello di Montalcino 2007. Aperto e cordiale all’olfatto, vaniglia, tabacco e terra bagnata; pronto, sapido, contrastato, in beva. Chiude con una bella nota agrumata ma meno intenso delle attese. 88

Brunello di Montalcino 2008. Naso ematico e ferroso, prugna e agrumi, una traccia di alcol; in bocca è soffice e leggero, bel tannino estratto con precisione, nota di cola e balsamica in persistenza. Meno affascinante del Rosso pari annata. 88

Brunello di Montalcino 2009 Riserva. Da quest’anno esce come riserva in etichetta, anche se non cambia il “protocollo” aziendale. Profumi classicamente speziati, palato leggiadro, sapido, quasi salato, di bell’equilibrio, manca un pizzico di freschezza per via dell’annata calda. Finale piccante. 91

Brunello di Montalcino 2010 Riserva. Olfatto di grande eleganza e fascino, balsamico e minerale, intenso; sorso di estrema finezza, stile borgognone e travolgente. Persistenza che si misura in minuti. In prospettiva il miglior conseguimento della storia aziendale, ma dovremo aspettare almeno un anno… 93-95