Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
22/04/2015
Alezio (LE), Aprile 2015 – Alle volte un sogno va inseguito con costanza, passione, tenacia, volontà, amore… alle volte un sogno diventa battaglia, puntiglio, un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, alle volte un sogno è l’unica cosa che conta, questa è la storia di come nasce un sogno…
Questa è la storia di un giovane ragazzo, tornato carico di sogni e aspettative dal Nord - da Alba, terra di grandi vini – dove aveva studiato Enologia, questa è la storia di Mino Calò e di suo padre Giuseppe, questa è la storia di un confronto e di uno scontro, dell’incontro di due grandi personalità che si “sfidarono” per raggiungere un nuovo traguardo.
Secondo il giovane Mino bisognava diminuire la quantità di vino prodotto a vantaggio della qualità, ed iniziare l’imbottigliamento, mettendo da parte la vendita del vino sfuso.
Secondo il Patriarca Giuseppe non era questa la strada da seguire e tra i due nacque una piccola disputa ed una sfida lanciata dal padre al figlio, affinché questo gli dimostrasse concretamente le sue teorie.
Iniziò così un periodo fatto di tentativi, di sconfitte e parziali vittorie, in cui Mino iniziò a vinificare da solo, provando e sbagliando, riprovando e risbagliando, un periodo ricco di prove e delusioni, crisi e poi di piccoli segnali via via sempre più positivi, fino a quando le prime 1000 bottiglie non furono pronte. Le prime 1000 bottiglie di Rosato “Rosa del Golfo”, era il 1964.
Mino era innamorato dei vini Rosati, e la scelta del vitigno fu “obbligata”, perché in Puglia il Rosato è Negroamaro.
Ai primi tentativi seguì la messa a punto del tradizionale sistema a “lacrima” – un metodo molto antico – che spesso veniva usato male e non serviva ad aumentare la qualità del vino.
(Il sistema a “lacrima” consiste nella raccolta del mosto fiore dal basso per caduta, ed era chiamato così dagli antichi perché, avendo una resa molto bassa, era altamente costoso tanto da far lacrimare).
Mino si accorse che, aumentando la pulizia nel procedimento e puntando sulle basse rese, si garantiva un Rosato di qualità superiore. Alla fine degli anni ’70 conobbe il giovane Angelo Solci, enologo con cui venne intrapreso un percorso di miglioramento, che ebbe il suo massimo splendore all’inizio degli anni ’80, quando venne installata in azienda una centrale di refrigerazione – la prima in assoluto a comparire in Puglia – per il controllo delle temperature dei vini, come si faceva per i grandi Bianchi al Nord. Questo procedimento, unito alla tradizione del “lacrima” segnò la nascita di un Rosato innovativo mai visto prima di allora in Puglia, un vino di una qualità tanto più alta degli altri che nell’arco di 10 anni divenne Rosato di riferimento a livello nazionale.
La scelta del nome, che con il tempo corrispose a quello dell’azienda, fu quasi un dettaglio: il Rosa del vino unito al Golfo di Gallipoli, fu scelto da Mino con naturalezza, con passione e amore. L’amore per la propria terra, per i figli e per il vino. L’amore per i rapporti schietti e sinceri, come quello con Angelo Solci, ancora oggi enologo di Rosa del Golfo. L’amore per il dettaglio che nel corso degli anni è stato applicato anche alle etichette, rivisitate da alcuni tra i designer più famosi a livello nazionale, come Antonio Piccinardi autore della Prima storica etichetta. L’amore per la Puglia, Il Salento, l’amore per il Rosa del Golfo. Questa è la storia di Giuseppe Calò, di suo figlio Mino che ha trasformato il sogno in realtà, della sorella Lina da sempre parte centrale dell’azienda, ed è la storia dei figli di Mino, Damiano e Pamela, che proseguono la tradizione di famiglia dopo l’improvvisa scomparsa del padre, che aveva visto con chiarezza quanto sarebbe avvenuto anni e anni dopo, che aveva intuito e immaginato il successo del “suo” Rosato, che sarebbe stato il primo a festeggiare il 50° Anniversario del Rosa del Golfo.
***Press Release