Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
15/03/2008
Aumentano le difficoltà per l’industria nazionale dei molini di reperire materie prime. «Non resteremo senza grano, ma la situazione potrebbe farsi più complicata verso la fine di maggio», spiega Ivano Vacondio, che ricorda che «l’allarme sui rincari dei cereali venne dato un anno fa proprio da Italmopa, alla vigilia del Salone internazionale dell’arte bianca di Verona». E nella crisi di dimensione mondiale, sul banco degli imputati finiscono anche le bioenergie. Rincari previsti anche per le colombe pasquali. Verona, 13 marzo 2008. «Non possiamo affermare che di qui a tre mesi saremo senza grano duro, assolutamente, ma qualche difficoltà di approvvigionamento è prevedibile, almeno fino ai nuovi raccolti». Il caro-cereali mette in allarme l’industria molitoria italiana e Ivano Vacondio, presidente di Italmopa (l’associazione nazionale dei molini, aderente a Confindustria) richiama l’attenzione su un mercato da quasi un anno in forte tensione. Fotografando la situazione in questa intervista per Veronafiere-Fieragricola. «Già in questo periodo – dichiara Vacondio – ci siamo prodigati di mantenere standard qualitativi elevati, nonostante la difficoltà di reperimento di grani ad alto valore proteico. Basti ricordare che il Canada, in questo periodo, ha difficoltà a far fronte alle richieste». La questione del grano duro, fondamentale per la produzione di pasta, si fa sentire. In un anno i prezzi del frumento duro sono schizzati del 171,4 per cento (febbraio 2007/ febbraio 2008). E in prossimità della Pasqua si fa sentire anche un altro aspetto legato ai cereali «ad alto contenuto proteico» - cresciuti al Chicago Board of Trade del 22 per cento in una sola giornata – e utilizzati per il confezionamento di prodotti da ricorrenza. Nel ventaglio dei rincari alimentari, dunque, fra pochi giorni si dovranno aggiungere anche le colombe dolci pasquali. Il problema della lievitazione dei listini dei cereali, secondo il numero uno di Italmopa, è sempre più una questione mondiale. E i risvolti, fra l’altro, hanno aspetti anche di carattere umanitario ed etico: «Ci si fa accecare principalmente dai rialzi dei prezzi, che sono sotto gli occhi di tutti e che peraltro Italmopa aveva già sottoposto all’opinione pubblica un anno fa, alla vigilia del Siab, il Salone internazionale dell’arte bianca di Veronafiere, ma vi sono anche aspetti di carattere assistenziale verso i Paesi in via di sviluppo che talvolta non sono adeguatamente presi in considerazione. Proprio in questi giorni la Fao ha sottolineato che a parità di risorse finanziarie, si vede costretta di tagliare in termini quantitativi gli aiuti per i prodotti a base di cereali». La questione degli approvvigionamenti, secondo Vacondio, sarà sempre più problematica. E non soltanto nel Terzo Mondo. «Sei Paesi (Canada, Australia, Stati Uniti, Francia, Russia e Ucraina) controllano il 70 per cento dell’export mondiale di grano – rileva – ed è ben più di una sensazione che facilmente queste realtà facciano cartello sui prezzi». Le importazioni di grano dall’estero saranno sempre più problematiche. Anche per la comparsa di nuovi Paesi, nuovi consumatori come India e Cina, oppure «concorrenti» sul versante commerciale. «L’Arabia Saudita – osserva Vacondio – fino ad ora ha sempre acquistato quantitativi modesti di grano. Nei prossimi anni, invece, importerà circa 3 milioni di tonnellate/anno, tenuto conto della volontà di non aumentare le superfici a frumento fino al 2016, con la motivazione di una diminuita disponibilità delle risorse irrigue». Il mondo consuma in misura maggiore rispetto al passato, ma non si produce di più, in proporzione. «Nel 2007 è stato prodotto circa l’1 per cento in più dei cereali rispetto all’anno precedente, ma siamo ancora lontani dalla copertura dei fabbisogni reali. Senza dimenticare che negli ultimi 40 anni le aree “arabili” nel mondo sono diminuite del 40 per cento per effetto del clima, della desertificazione, delle infrastrutture». Da risolvere al più presto, secondo Italmopa, anche il nodo legato alle bioenergie. Ivano Vacondio chiede di frenare gli entusiasmi sulla produzione agroenergetica e di rivedere il comparto. «E’ corretto produrre energie da fonti rinnovabili – spiega – ma attraverso l’utilizzo di biomasse. I cereali devono avere una priorità a scopo alimentare, piuttosto che energetico». Per questi motivi Vacondio rinnova la richiesta di una moratoria di cinque anni sugli aiuti concessi all’agricoltura e all’industria per la produzione di biocarburanti e di bioenergia dai cereali. «Per come è la situazione italiana – dice – fra qualche anno importeremo biocarburanti, perché non abbiamo terreni sufficienti per essere autonomi. In ogni caso Italmopa ritiene che la destinazione della cerealicoltura sia obbligatoriamente quella dell’alimentazione umana e zootecnica, senza alcuna altra sfaccettatura di impiego». Le prospettive, con il grano tenero che nel giro di un anno (febbraio 2007/ febbraio 2008) ha subito un’impennata del 60 per cento, del grano duro cresciuto del 171 per cento, del mais (+ 37 per cento) e dei semi di soia (+ 81 per cento) confermano dunque le previsioni di Italmopa. Non solo. Proprio nei giorni scorsi «Mister Prezzi» ha riconosciuto che l’industria di prima trasformazione non è responsabile di comportamenti speculativi. «E’ il mercato che è cresciuto in maniera abnorme – specifica Vacondio – e se vi sono stati aumenti in un certo qual modo “pilotati” non ne deve rispondere senz’altro un anello intermedio come quello dell’industria molitoria, che fra l’altro deve fare sempre più i conti con esposizioni finanziarie e deve ricorrere al credito per continuare la propria attività».