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BENVENUTO BRUNELLO: 2013 SUGLI SCUDI, ANNATA DI GRANDE PROSPETTIVA

di Gianmarco Nulli Gennari

27/02/2017

Bellissima edizione questa di Benvenuto Brunello 2018, organizzata al meglio dal Consorzio, che con grande sensibilità ha provveduto a ripristinare, anche se in dimensione ridotta, la seconda giornata di assaggi per i giornalisti.

Comincio subito col dire che le valutazioni sulle annate, stavolta, non mi trovano d’accordo: la vendemmia 2013, alla quale furono assegnate quattro stelle, mi sembra superiore alla 2012 (cinque stelle). Anzi, delle ultime dieci la ritengo inferiore solo alla 2004 e alla 2010 e alla pari con la 2006.

L’impressione, non solo mia, è di una continua crescita di qualità di tutta la zona: gran parte dei produttori hanno ormai imparato a gestire le situazioni climatiche più diverse, dalle caldissime annate 2011 e 2012 alla più fresca e difficile 2013, con una primavera piovosa, estate abbastanza temperata e di nuovo pioggia durante la raccolta. 

Nei circa cento Brunello 2013 testati (è umanamente impossibile assaggiare tutto, considerando che al Chiostro del complesso S.Agostino sono in degustazione anche le selezioni, le riserve e i Rosso di Montalcino) ho trovato in genere un frutto colto al momento giusto e tannini maturi. E non era facile, visto il tipo di vendemmia, azzeccare il perfetto incrocio tra maturazione fenolica e zuccherina. Si tratta di vini dai profumi a volte trattenuti, come è normale essendo imbottigliati da poco, ai quali spesso l’acidità garantisce slancio e contrasto in bocca, per una piacevolezza di beva già buona al momento e che resterà tale (o aumenterà, nei casi migliori) per diversi anni, almeno 10-15.

Discorso diverso per quanto riguarda le Riserve, con risultati davvero diseguali: per gestire a lungo l’affinamento in legno il “manico” conta ancora molto, e un anno in più di botte fa tutta la differenza del mondo. Come negli anni passati, la 2012 ha generato da una parte veri campioni, vini di lunghissima gittata e a volte già grandi ora, dall’altra liquidi un po’ stressati e inerti. Nel mezzo, diverse Riserve mi sono parse bisognose di molto tempo in vetro prima di poter essere stappate e godute.

Ultima nota per i Rosso: si tratta, e non è la prima volta che lo scrivo, di una tipologia assolutamente da valorizzare, sia perché è espressione purissima del sangiovese toscano, giovane, fresco e pimpante, perfetto compagno della tavola, sia perché permette a tutti di bere bene senza svenarsi (mentre i prezzi del Brunello, ahimé, continuano a crescere inesorabilmente). Sugli scudi, stavolta, l’annata 2016, che promette benissimo anche in vista dell’arrivo dei fratelli maggiori (nel 2021), assieme a qualche “ritardatario” della quasi altrettanto valida 2015 (più calda).

Di seguito, i miei migliori assaggi, con le note di degustazione della top-10 dei Brunello “annata” e della top-5 delle Riserve. I vini assaggiati al di fuori del Chiostro perché non partecipavano alla manifestazione ufficiale sono contrassegnati da un asterisco.

2013

Brunello di Montalcino 2013 Vigna Loreto – Mastrojanni. Ormai un habituè di queste classifiche, il cru di Riccardo Illy riesce di anno in anno a stupire e a non far rimpiangere l’assenza del primattore della casa, lo Schiena d’Asino, che a febbraio come al solito è ancora ai box. Spettro aromatico dominato da un bel frutto rosso croccante (amarena, susina, fragola) e da note balsamiche e speziate (pepe). Al palato è succoso, proporzionato, in equilibrio tra dolcezza e sapidità; il legno è gestito alla perfezione, il tannino è maturo e ancora aggressivo ma non compromette la piacevolezza di beva, anzi. Ha slancio e profondità, con toni minerali in persistenza.

Brunello di Montalcino 2013 Madonna delle Grazie – Il Marroneto. Ecco un vino che ha fatto molto parlare di sé negli ultimi anni, soprattutto dopo i 100 punti arrivati dalla critica USA per l’edizione 2010. Stavolta, più modestamente, è piaciuto davvero molto anche al sottoscritto. Già a Merano, lo scorso novembre, un assaggio in anteprima, quasi “clandestino”, mi aveva impressionato. Oggi arriva la conferma. Naso ancora un po’ sulle sue, con timidi cenni floreali (rosa), fruttati (ciliegia e mirtillo), di alloro, tabacco fresco e leggera traccia affumicata. Il sorso è fin da ora molto convincente, attraversato da una corrente di acidità viva e pulsante, sostenuto da un tannino incisivo ma che gioca “di squadra”, con spezie, sangue e sale che segnano il lunghissimo finale.

Brunello di Montalcino 2013 – Cupano. Da qualche anno Lionel Cousin, singolare personaggio dalle molte vite (alcuni film d’autore recano la sua firma di direttore della fotografia), allievo entusiasta di Henri Jayer, mitologico produttore di grandi vini di Borgogna, ha corretto il tiro sui suoi Brunello, che ora sono un po’ meno condizionati da legno ed estrazione e riescono ad esprimere più spontaneamente l’anima del vero sangiovese toscano. Profumi sfumati e delicati di viole, ciliegie, terra bagnata, spezie orientali, con leggere tracce vegetali; in bocca è davvero affascinante perché coniuga muscoli e leggerezza, dinamicità e struttura, succo dolce e sapidità rinfrescante. Potrà solo crescere ma è già pronto ora.

Brunello di Montalcino 2013 Fornace – Le Ragnaie. È un po’ il “gemello diverso” del Loreto di cui sopra, un po’ perché provengono da vigne contigue, un po’ perché nei miei punteggi sono sempre molto vicini, in generi ai primissimi posti. Anche quest’anno è così. Il cru di Riccardo Campinoti vince di nuovo il duello in famiglia con il Vecchie Vigne, che ha bisogno di tempo per esprimersi al meglio e come al solito nei giorni dell’anteprima si fa trovare meno pronto (ma avrà modo di rifarsi). Tenui note di sottobosco e macchia mediterranea all’olfatto, poi frutta matura sotto spirito. Beva tipicissima e intensa, con bella progressione a centro bocca e chiusura fresca ed elegante, leggermente amarognola.

Brunello di Montalcino 2013 – Salvioni. Uno dei grandi vecchi di Montalcino centra ancora il bersaglio, e stavolta mi unisco alla schiera dei tifosi che lo acclamano. Questo 2013 infatti sembra più convincente rispetto alle due ultime annate (anche se il 2012, riassaggiato di recente, mi ha miseramente smentito: è buonissimo). Ampio spettro aromatico con leggera volatile e alcol, poi prevalgono i toni di macchia (rosmarino), anice, frutta secca; gran succo, dolce e caldo sulle prime, ma subito sorretto da una deliziosa corrente acido-sapida e da un tannino di seta. Classico ed equilibrato, di persistenza notevole e avvenire luminoso. 

Brunello di Montalcino 2013 – Gianni Brunelli. Qui, confesso, è stato amore a prima vista. Per dirla con Matisse: lusso, calma e voluttà. Altro bonus: è una delle cantine più continue, in termini qualitativi, degli ultimi anni. Naso raffinato e complesso, lamponi, mele, olive, macchia, sfumature balsamiche e minerali, sottobosco; palato grintoso, sollevato dall’acidità, e allo stesso tempo raffinato, armonico, sapido. Finale lungo, vibrante e slanciato. Ilcinese fino al midollo. 

Brunello di Montalcino 2013 – Podere Brizio. Importante exploit di questa azienda, passata qualche anno fa dalle esperte mani di Roberto Bellini a quelle dell’imprenditore argentino Bulgheroni (Dievole, Chianti Classico). Profumi lievi di ciliegia, buccia d’arancia, cannella, china, tabacco. Gli incontentabili diranno che c’è poca ciccia, ma non importa: è un vino freschissimo, succoso, dalla beva travolgente e goduriosa, con tannino di alta sartoria e bella chiusura ritmata e piccante.

Brunello di Montalcino 2013 – Fattoi. Un’altra delle mie predilezioni, fatta di bottiglie grandissime, che sposano tradizione e modernità, vendute a prezzi più che onesti. Dalle parti di Tavernelle non sbagliano un colpo, come dimostra anche il 2013: olfatto profondo, balsamico, rifinito, frutti scuri (prugna e amarena), alloro; sorso dinamico e ricco di sapore, estremamente vitale e mosso, quasi nervoso ma al tempo stesso elegante. Persistenza leggermente asciugata dal tannino, ma è una fase. Migliorerà ancora in bottiglia. 

*Brunello di Montalcino 2013 Poggio Sant’Arna – Colleoni. Marino Colleoni me l’aveva detto un paio di anni fa: sarebbe uscito con due distinte etichette del suo Brunello, separando le uve di Santa Maria (della vigna sotto casa) da quelle di Castelnuovo dell’Abate, terreno sabbioso ed esposizione est. Ma non mi aspettavo che avrebbe fatto un vino ancor più buono del solitamente ottimo Brunello “di assemblaggio”. Ecco perché sono grato all’enoteca La Fortezza, che ha messo a disposizione la bottiglia (così come quella del Piaggione, vedi scheda successiva), e sono sempre più curioso di provare anche l’altro cru. Al naso prevalgono sentori di ciliegie, alloro, terra bagnata, con un bel lato selvatico, quasi di carne cruda, e sfumature balsamiche; in bocca è un’esplosione di sapore, un mix di leggerezza e potenza che allunga il piacere e invoglia a un nuovo sorso, con grande finale agrumato e speziato. L’unico difetto è nei numeri: frutto di una vigna di appena tremila mq, piantata nel 2000, è imbottigliato in pochi esemplari. Buona caccia!

*Brunello di Montalcino 2013 Piaggione – Salicutti. Un altro Brunello non nuovo nelle mie classifiche. L’azienda rimane nelle esperte mani di Francesco Leanza anche dopo il passaggio di proprietà, lo stile è classico. Il comparto aromatico si apre con toni ematici e di cuoio, poi sopraggiunge una nota resinosa che accompagnerà anche la chiusura, assieme a più freschi sentori di more e viole; sullo sfondo, un pizzico di alcol e di volatile. Beva estremamente dinamica e complessa, sapida, vivace, sul frutto, dai tannini estratti con notevole saggezza: tutte le parti sono in perfetto equilibrio.
 

Altri Brunello 2013 da segnalare: Corte dei Venti, Pietroso, Altero – Poggio Antico, Sesti, Vigna Soccorso – Tiezzi, Bramante – Sanlorenzo, Pian delle Querci, Vigna Manapetra – La Lecciaia, Vigna delle Raunate – Mocali, *Costanti, Capanna, Collemattoni, *Altesino, Argiano, Poggio di Sotto, Cielo d’Ulisse – Podere Le Ripi, Canalicchio di Sopra, Fattoria del Pino, *Tenuta Nuova – Neri, Fuligni.  
 

RISERVA 2012
 

Brunello di Montalcino Riserva 2012 – Poggio di Sotto. A un’edizione in tono leggermente minore del 2013 (almeno secondo i miei assaggi) fa da contraltare questa Riserva eccezionale, di gran lunga la migliore del mazzo. Olfatto caleidoscopico, divertente: floreale e fruttato, il solito cenno di volatile, poi speziature (pepe), cuoio, sottobosco, leggeri cenni selvatici; palato di gran classe, verticale e progressivo, l’estrazione finissima è ormai proverbiale, la chiusura sugli agrumi è deliziosa e sembra non volersi congedare mai.  
 

Brunello di Montalcino Riserva 2012 Vigna Manapetra – La Lecciaia. Complimenti sinceri a quest’azienda che mi ha colpito davvero con la qualità complessiva delle sue etichette, a partire dal Manapetra 2013. Una vigna di evidente valore, visto che bissa con la Riserva. Profumi di menta, sottobosco umido, goudron e tabacco biondo; sorso sulle prime segnato da una leggera (apparente?) evoluzione, poi conquista con un crescendo irresistibile, di grande sostanza e integrità di frutto, grazie alla ottima gestione del legno. Elegante e stilisticamente compiuto.

Brunello di Montalcino Riserva 2012 – Poggio Antico. Altro marchio sugli scudi all’anteprima: difficile scegliere tra questa etichetta e la selezione Altero 2013, buonissima. Naso un po’ sulle sue, con cenni di tostatura, liquirizia, curry, frutti di bosco, cenere e un filo di alcol; bocca piena e gustosa, forse ancora leggermente contratta, bella scia sapida e fruttata in persistenza. Promette un futuro da fuoriclasse.

Brunello di Montalcino Riserva 2012 – Pian delle Querci. Un vero specialista di Brunello agili e snelli, aggraziati, femminei, dal fascino irresistibile (e dal prezzo “umano”). Una continuità di rendimento encomiabile. E anche qui un combattutissimo duello interno tra annata e Riserva. Vince (di poco) la seconda, dal comparto aromatico speziatissimo e silvestre, con mela rossa, erbe aromatiche (timo) e terra bagnata; beva slanciata e scorrevole grazie a un’acidità in rilievo e a una ottima gestione del tannino, finale succoso e goloso. Irresistibile.
 

Brunello di Montalcino Riserva 2012 – La Fortuna. Davvero ottima la riserva proposta dalla famiglia Zannoni: olfatto intrigante, vermuth, anice, china, poi frutti come prugna e amarena in confettura, lato fumè; palato saporito e succoso, bella coesione tannica, freschezza, dinamica gustativa ritmata, ampia. Finale in crescendo, leggermente piccante.
 

Altre Riserve 2012 da segnalare: Canalicchio, Gianni Brunelli, La Magia, Matè, San Polo.


Infine, 15 Rosso di Montalcino (tutti 2016, salvo altre indicazioni): Ventolaio, Le Potazzine, Le Chiuse, Il Paradiso di Manfredi, Lisini, Sesti, La Fiorita, Solaria, Terre Nere, Agostina Pieri, Collemattoni, Donatella Cinelli Colombini, Renieri (2015), Ignaccio – Il Marroneto (2015), *Stella di Campalto (2013).