Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
06/07/2008
La Valpolicella sta tornando indietro. Non sulla qualità ma sullo stile di produzione dei suoi vini. E' quanto emerge dalle prime degustazioni che ho coordinato per la Guida Vini Buoni d'Italia. Ricordo una strana voglia di correre verso eccessive morbidezze. Residui zuccherini inutili che appesantivano in maniera inequivocabile il vino. Ricordo ad esempio uno dei termini che più spesso emergevano dalle degustazioni: reciotato! Ebbene ce ne sono ancora ma si percepisce sempre più la voglia da parte dei produttori di cercare il rispetto del decorso naturale della fermentazione e della consunzione degli zuccheri del mosto dalle uve appassite. Ecco emergere quindi con maggiore insistenza il frutto e la freschezza delle confetture soprattutto di ciliegie e piccoli frutti neri. Ma si cominciano ad evidenziare anche delle belle speziature pepate tipiche della Corvina che si manifestano con maggiore importanza proprio nei vini freschi. Tipicità? Si fanno tanti discorsi e probabilmente ci sono stati momenti di confusione anche nelle vallate della Valpolicella. Quello che emerge dai prodotti è la volontà da parte dei produttori di limitare al massimo l'uso dei vitigni a bacca nera non indigeni pur autoctoni italiani. Minore l'uso anche di internazionali soprattutto nei cru più prestigiosi. Invece in alcune aziende abbastanza isolate permangono foglie di pomodoro e sensazioni vegetali e verdi che talvolta fuorviano la degustazione. Complessivamente una degustazione prestigiosa soprattutto nel millesimo 2003. Questo conferma quanto è vero il principio secondo il quale più l'Amarone si lascia ad affinare e più equilibra la sua complessa struttura. In effetti poche volte mi sono imbattuto in batterie così omogenee ma di altissima qualità. Per questo sarà anche più difficile scegliere le eccellenze che meriteranno i più ambiti riconoscimenti. Mai come quest'anno ho paura che potrei essere malcontento di certe scelte. So che sacrificherò dei prodotti che comunque avrebbero meritato le ambite Corone dell'eccellenza italiana. Ma questo va anche a confermare che in Valpolicella si sta lavorando bene e con criteri anche di ricerca e di sperimentazione per donare al prodotto finale i migliori risultati nel rispetto delle peculiarità di tradizione e storicità di un territorio. Troppi soloni stanno cercando di attaccare la Valpolicella e soprattutto il suo prodotto mito, l'Amarone. C'è anche, diciamolo, molta invidia per uno dei vini che oggi tiene, consolida ed incrementa sempre più il suo mercato soprattutto all'estero. Bernardo Pasquali