Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
15/07/2008
Non è più il tempo delle barricate sul tappo a vite. L'Azienda Le Fraghe ha organizzato una bellissima serata in cui ha messo a confronto il proprio Chiaretto Bardolino DOC Rodon, nella versione con tappo di sughero classico e con il tappo a vite. Ne avevo già scritto lo scorso anno dopo che avevo avuto la fortuna di poter degustare delle Garganeghe in purezza tappate in modi diversi. Già allora emerse come il tappo a vite, per quella tipologia di vino, potesse diventare una interessantissima e ideale scelta per le aziende. Anche con il Chiaretto di Matilde Poggi emerge la stessa cosa. Per un vino fresco dove è il frutto che deve emergere con tutta la sua integrità e rotondità, il tappo a vite conserva il prodotto come se ogni volta noi lo prelevassimo dalla vasca d'acciaio. Ma cosa è successo veramente? All'inizio, dopo che il vino è stato versato nel bicchiere, il campione proveniente da bottiglia tappata con sughero, ha manifestato la sua intensità olfattiva e la sua complessità. L'altro campione proveniente da tappo Stelvin invece sembrava come chiuso, bloccato nella espressività dei profumi. Dopo qualche istante ecco la magia... Meglio ancora, la fisica! Il Chiaretto da tappo a vite raggiunge il suo equilibrio di tensione superficiale e le molecoline di profumo cominciano leggermente ma continuamente, a librarsi nella porzione di spazio racchiusa nel bicchiere fino a raggiungere il nostro naso. E' come se lentamente quel vino stesse rinascendo, alzandosi dopo un lungo riposo. Ma cosa succede invece nell'altro campione proveniente dal sughero? I profumi impattanti iniziali si stanno lentamente scaricando lasciando spazio a fenomeni di incupimento delle sensazioni olfattive. Comincia a sentirsi un frutto più evoluto e tendente all'amarognolo. Non più integro e leggermente decadente. Insomma il vino si sta lentamente spegnendo nel bicchiere. Quando il vino in tappo a vite trova la sua massima espressività nel bicchiere ormai c'è ben poca traccia del suo cugino tappato a sughero. Incredibile? No vero! Nessuna magia! Il sughero possiede una capacità di cessione e transizione dell'ossigeno che alimenta la denaturazione delle componenti aromatiche olfattive più leggere. Inoltre la quantità di solforosa messa per mantenere integro il vino nella bottiglia tappata con sughero fa sì che anche gli antociani del vino ne risentano e aumentino la velocità di decomposizione e di intensificazione del colore. Infatti il colore del vino proveniente dalla bottiglia tappata con sughero è di un colore rosa intenso con declinazioni da clairet bordolese mentre l'altro si manifesta in tutta la sua vivacità dei colori rosati da buccia di cipolla tenui ma molto raffinati. Le componenti aromatiche fruttate si esaltano nella bottiglia tappata con Stelvin, nell'altra il sughero sacrifica il frutto facendolo sentire un po' più maturo. Le tonalità agrumate e quasi citrine del primo campione non si ritrovano nel vino tappato con il sughero. Tra i partecipanti alla degustazione non sembra sia emerso particolare stupore in quanto quasi tutti addetti ai lavori. La stessa cosa probabilmente non succederebbe con un pubblico di consumatori e ristoratori dove l'eccesso di conservatorismo e di scetticismo nei confronti delle innovazioni lascia ancora il segno. Eppure la grande scommessa sarà quella di far provare con naso e bocca la incredibile diversità dei prodotti. Convincerli che vini come i rosati, i bianchi affinati in acciaio e di media struttura aromatica, troveranno nel tappo a vite la migliore soluzione per mantenere integrità e vinosità efficace nel prodotto. Dovremo superare ostacoli psicologici e antropologicamente naturali. Ma lo Stelvin sarà il futuro. Lo sarà in Italia perché nei paesi emergenti è già passato e presente. Si pensi ad esempio alla Nuova Zelanda dove più del 90% del vino ormai è confezionato con tappi a vite. La stessa cosa negli States dove il vino con il tappo a vite si preferisce perché offre maggiore garanzia di tenuta e di integrità al momento dell'apertura. Alcuni credono che in Italia il recepimento del tappo a vite soffrirà di tempi prolungati. Io non ci credo. Siamo l'Italia della vecchia Europa ma anche la più risonante degli effetti mediatici e modaioli che provengono dagli USA. Sarà trandy svitare un tappo girando da sotto la bottiglia. Anzi si inventeranno tappi a vite multicolori, personalizzati e collezionabili. Li vedo già i ristoratori affermare che loro sono stati i primi a capire il vento nuovo della tecnologia applicata al vino. Loro sì lo dicevano da sempre che sarebbe stata un'idea intelligente. E finalmente non ci sono più problemi di odori di tappo... Dopo tutto le mode saranno arrivate anche dopo ma l'Italia ha il pregio di impossessarsene e reinventarle meglio delle originali... A proposito il tappo a vite non è una moda ma una necessità... Bernardo Pasquali