Itinerari e turismo enogastronomico

In viaggio verso una nuova Strada del vino e dei prodotti tipici

di Francesco Rovida

25/07/2008

 Chi percorre la via Aurelia, partendo dall’uscita del Grande Raccordo Anulare di Roma, si trova in un paesaggio di campagna nel volgere di pochi chilometri. Difficilmente, però, forse per l’abitudine dovuta al pendolarismo lavorativo oppure per il desiderio di raggiungere qualche località di mare sul litorale, si aspetta di poter scoprire, uno dopo l’altro, una serie continua e variegata di piccoli tesori dell’enogastronomia laziale. Basterebbe, invece, addentrarsi un po’ sulle strade anche tortuose che collegano l’Aurelia alla Cassia e più a nord ai Monti della Tolfa, per aprire gli occhi su un alternarsi di filari e campi coltivati, oliveti e pascoli. Un’immagine che si può ammirare, con un certo stupore, nella fase di atterraggio all’aeroporto di Fiumicino con le rotte provenienti da nord: di certo il mare, la sagoma delle spiagge e il profilo dei monumenti della Città Eterna costituiscono l’attrattiva principale, ma i colori della campagna, tra rilievi che dolcemente scendono verso la costa, mantengono un grande fascino in ogni stagione. La costituenda Strada del vino e dei prodotti tipici è intitolata “Terre Etrusco Romane”, e nella zona sono molteplici le testimonianze di una storia di quasi tre millenni: la Necropoli della Banditaccia a Cerveteri, patrimonio dell’umanità UNESCO; i diversi insediamenti di origine etrusca nella zona collinare tra Tolfa e Allumiere; le ville romane di Ladispoli; l’area archeologica marina dell’antica Pyrgi a Santa Severa; i monumenti di Fiumicino e Civitavecchia; il centro medievale di Cerveteri e Ceri; il borgo e il castello di Tragliata e Torre in Pietra; i castelli di Palo Laziale e Bracciano; l’area dell’antica città di Canale Monterano. La stessa via Aurelia, tracciata nel secolo III a.C. dal console Caio Aurelio Cotta, è testimonianza dell’incontro tra civiltà, avvenuto proprio in questo lembo di terra. Il Comitato promotore, costituitosi nello scorso mese di dicembre con il compito di attivare le operazioni necessarie per il riconoscimento guridico regionale, è composto da un gruppo di imprenditori rappresentanti della realtà produttiva vitivinicola, dai Comuni di Allumiere, Anguillara Sabazia, Bracciano, Canale Monterano, Cerveteri, Civitavecchia, Fiumicino, Ladispoli, Manziana, Tolfa, Trevignano Romano, dalla Provincia di Roma e da Associazioni che operano per la promozione e la valorizzazione del settore. Secondo la presidente, dott.ssa Maria Cristina Ciaffi, delegata provinciale dell’AIS: “La Strada del vino vuole essere uno strumento efficace affinché il nostro territorio e le relative produzioni possano essere divulgate, commercializzate e fruite in forma di offerta turistica. Si tratterà di un insieme di percorsi, segnalati e pubblicizzati da appositi cartelli, lungo i quali insistono vigneti, cantine vitivinicole, aziende agricole e agrituristiche, enoteche e botteghe tipiche alimentari, aziende turistico-ricettive in un contesto ricco di beni artistici, culturali naturali ed ambientali. Una possibilità concreta di sviluppo per valorizzare la tipicità e l’unicità dell’intero comprensorio della provincia nord di Roma”. Prima di soffermarci specificamente sulla produzione vinicola, meritano una citazione i tanti prodotti tipici della zona. Il carciofo romanesco IGP, coltivato nella zona di Ladispoli e Cerveteri da epoca etrusca, secondo le testimonianze pittoriche delle necropoli; la carota, che prende il nome dalla zona di Maccarese in cui trova un terreno tendente al sabbioso particolarmente adatto, ma anche il broccoletto di Anguillara, il pomodoro di Trevignano e la zucchina romanesca; l’allevamento del Vitellone della Maremma IGP, tanto nella zona di pianura a Fiumicino che sulle alture della Tolfa; alcune varietà di olio extra vergine di oliva; la tradizione casearia (di cui recentemente si è occupata una rivista di grande rilevanza nazionale: Stefano Polacchi, La strada dei formaggi tra i due laghi, in “Gambero Rosso” 197, 93-100), con il Caciofiore di Columella presidio SlowFood, il pecorino, anche stagionato in grotta, il canestrato e la ricotta romana DOP; il pane di Canale Monterano, cotto al forno secondo un’antica tradizione con le bucce di nocciola. Tornando ora a percorrere la via Aurelia, ormai con una maggiore “consapevolezza enogastronomica” e ricordando che l’intera zona è nel territorio della DOC Cerveteri e della DOC Tarquinia, incontriamo quasi subito la Cantina Castello di Torre in Pietra. L’esistenza di vigneti intorno al Castello è testimoniata almeno dal secolo XVI, quando il fondo apparteneva alla famiglia di Papa Sisto V. L’uva dei cinquanta ettari oggi coltivati dalle famiglie di Maria e Margherita Carandini, sotto la direzione di Filippo Antonelli e Lorenzo Majnoni, viene vinificata in una cantina ricavata nel tufo e gestita secondo le moderne tecnologie. La produzione punta su vini Tarquinia DOC, nelle tipologie bianco, rosso e rosato e su tre etichette Lazio IGT, tra cui un notevole Merlot in purezza, Terre di breccia, affinato diciotto mesi, di cui nove in barrique. Poco oltre, alle porte del piccolo borgo di Ceri, incontriamo l’azienda di Filippo e Giancarlo Onorati, che vanta oltre cinquant’anni di produzione. Nei sei ettari di proprietà sono coltivati i vitigni tradizionali della zona (Trebbiano e Malvasia, Montepulciano e Sangiovese) insieme ad alcuni internazionali per produzioni da monovitigno (Merlot, Syrah, Cabernet sauvignon, Chardonnay). Il vino di punta può essere ritenuto un Cerveteri rosso DOC, che prevede un affinamento di dieci mesi in barrique e merita l’appellativo di “riserva”, anche se non previsto dal disciplinare. Giunti a Cerveteri si incontra il grande stabilimento della Cantina Cerveteri: oltre settecento soci e duemila ettari di vigneti tra le province di Roma e Viterbo, con ben due impianti di vinificazione. E’ certamente l’azienda simbolo della zona, a motivo dell’estensione e della diffusione dei vini, ma anche per il coinvolgimento di numerose famiglie di piccoli produttori. Nella variegata produzione merita una citazione specifica il Cerveteri DOC rosso Viniae grande, da Merlot, Sangiovese e Montepulciano con affinamento di nove mesi in barrique, e il Lazio IGT Novae, Malvasia in purezza, frutto della collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella. Poco oltre si trova la Tenuta Tre Cancelli, dodici ettari curati da Liborio De Rinaldis, “vignaiolo per passione”. Siamo in prossimità dei Monti Ceriti, il clima è mite e in queste terre la famiglia De Rinaldis ha lavorato per oltre cinquant’anni, maturando una grande esperienza che, nel 2001, ha consentito la nascita della cantina. La produzione, con nomi che richiamano le origini etrusche, prevede due vini Cerveteri DOC e tre Lazio IGT, tra cui spicca il Lituo, Merlot in purezza, non filtrato: un vino complesso e pieno, frutto di un'accurata selezione in vigna e di un attento lavoro in cantina. Al chilometro quarantacinque si incontra l’elegante sagoma dell’azienda vinicola Casale Cento Corvi, che prende il nome da un antico casale che per secoli ha ospitato comunità di lavoratori agricoli. L’opera della famiglia Collacciani coniuga in modo sapiente la moderna viticoltura con la tradizione del “vino nato prima di Roma”, secondo lo slogan aziendale. E crea diverse linee di bianchi e rossi, al cui apice troviamo certamente i vini che hanno segnato il recupero del Giacchè, un vitigno autoctono di origine antica custodito dalla tradizione locale: un rosso potente e unico, che ha ottenuto ambiti riconoscimenti dalle guide di settore, e un passito raro e vellutato. All’imbocco della strada per Tolfa, in località Santa Severa, si trova l’ultima fra le sei aziende che promuovono la Strada del vino: si tratta di Cantina Oliveto, di Emanuele e Michel Passerini. Dopo trentacinque anni di produzione di uve dagli oltre trenta ettari di terreno di proprietà, poi vendute ad altri vinificatori, nel 2004 è avvenuta la costruzione di una cantina aziendale. I prodotti sono basati su vitigni internazionali, vinificati esclusivamente in acciaio, allo scopo di esprimere al meglio le loro qualità e la natura del territorio. Anche in questo caso il vino di punta è un Merlot in purezza, Lazio IGT Monterosso, corposo e vellutato, con una generosa gradazione alcolica, tipica di tutti i prodotti della cantina. Il breve itinerario percorso ci ha messo di fronte ad un patrimonio già ricco ma gravido di potenzialità ancora da esprimere, che l’Amministrazione pubblica deve cogliere come occasione di sostegno allo sviluppo economico della zona. Il “vino e i prodotti tipici” già ci sono, la “strada” arriverà presto… direttamente dalla storia antica delle “Terre Etrusco Romane”. Francesco Rovida