Saperi e sapori

"Sa Carapigna" il sorbetto di una volta .

di Angelo Concas e Renato Troffa

14/01/2013

E’ ad Aritzo, antico ed affascinante centro della Barbagia Mandrolisai, nel cuore geografico della Sardegna, in un territorio che mantiene ancora gli elementi peculiari di questa zona stupenda e caratteristica, che nasce la tradizione de “Sa Carapigna”, prodotto tra i più particolari e tipici della tradizione sarda. Quando si parla di Carapigna, bisogna stare attenti a non lasciarsi ingannare dalla semplice traduzione del termine spagnolo. Definirla infatti come un semplice sorbetto non rende onore a questo particolarissimo rinfresco ed alla fantasia degli aritzesi, che da secoli ormai sono dediti al suo commercio ed alla sua produzione, utilizzando i succhi degli agrumi, amalgamati e gelati con un particolare utensile, da loro creato, a forma di pentola divisa in due settori, nel più esterno dei quali trova dimora la neve fresca, mentre nel recipiente centrale avviene la vera e propria preparazione del “sorbetto” rimestando continuamente i succhi fino a quando non raggiungono la consistenza adeguata. Sa Carapigna è molto più fine rispetto ai sorbetti ai quali abbiamo abituato il nostro palato e conferisce al gusto una sensazione molto più delicata, lasciando in bocca un sentore veramente particolare, adatto soprattutto quando abbiamo bisogno di un effetto rinfrescante, caratteristica peculiare di questo tradizionale “gelato sardo”. Forse mai come nel caso della Carapigna a definizione di “prodotto tipico” è appropriata: infatti questo particolarissimo gelato è creatura naturale del territorio nel quale è stato inventato, i monti innevati della Barbagia, una zona stupenda dominata dal maestoso e affascinante spettacolo offerto dal monte Texile, che con i suoi 975 metri e la sua struttura calcarea richiama gli elementi caratteristici delle alture dolomitiche. La tradizione della preparazione di Sa Carapigna nasce da questa neve, assieme compagna di vita e materia prima, che veniva conservata in buche e in altri depositi (domos de sa nie o neveras) per essere utilizzata, una volta arrivata l’estate, per produrre i “sorbetti” destinati ad essere commerciati in vari posti della Sardegna. Della produzione de “Sa Carapigna” si hanno tracce in scritti ufficiali già a partire dal diciassettesimo secolo; è datato 1636, infatti, il documento con il quale “tre sardi intraprendenti” ottennero la concessione per l’immagazzinamento e il commercio della neve per produrre sa Carapigna, in tempi nei quali lo stato aveva il monopolio sul commercio e utilizzo della neve, e se passando dal paese troviamo il tempo per una visita al Museo etnografico di Aritzo, possiamo osservare gli antichi strumenti destinati alla produzione e al commercio itinerante del prodotto, quali i mastelli che contenevano la neve mista a fieno e sale dove si produceva il più sardo tra i gelati ed il carrettone con cui veniva trasportato tutto l’equipaggiamento necessario. A tutt’oggi gli eredi degli antichi carapignai di Aritzo portano avanti la tradizione degli avi, che ha corso il rischio di scomparire fino a quando alcuni artigiani non si sono impegnati a rivitalizzarla e recuperarla, spostandosi per le fiere e le sagre di paese, e stanno facendo conoscere la loro antica arte in giro per il mondo. Se invece voleste gustare sa Carapigna nel suo ambiente naturale, godendovi allo stesso tempo la vista di Aritzo, vi consigliamo di recarvi nel centro barbaricino ad Agosto, mese nel quale ha luogo la “Festa de sa Carapigna”, dedicata alla promozione di questo gustoso prodotto, nella quale gli artigiani sfoggiano l’esperienza ereditata dai loro avi ed è possibile osservare i metodi utilizzati per la produzione.