Chiacchierando di gusto

Amaroni 2005! Il lungo viaggio verso l'equilibrio

di Bernardo Pasquali

02/02/2009

Fine gennaio è tempo di Anteprima Amarone. Quest'anno è stato presentato il Millesimo 2005. Un'annata pazzerella, in un certo senso anomala, che presenta un'estate complessivamente fresca e un anticipo di vendemmia dovuto ad una diminuzione del 20-30% della produzione e quindi un più rapida maturazione degli acini. Poi una grandinata che ha colpito soprattutto le vallate di Mezzane e Illasi ha indotto più di un'azienda a non considerare l'imbottigliamento dell'Amarone. Infine la tecnologia di appassimento controllato ha aiutato le uve poste a riposo soprattutto nel mese di ottobre a causa di piogge persistenti e umidità relative alte.
Secondo il tecnico del Consorzio Nicola Bottura "dal punto di vista qualitativo si può parlare di una buona annata, sicuramente ottima nelle zone più vocate, e dove sia stata posta particolare cura nella tecnica agronomica e nella selezione delle uve".

I valori zuccherini negli acini sono stati raggiunti in maniera buona avvicinandosi ad annate come 2004, 1993 e 1997. Per quanto riguarda l'acidità si può definire media nei valori collinari e medio alta in pedecollina e pianura. Cosa molto importante la scarsità di potassio libero che ha permesso una minore salificazione degli acidi e quindi una migliore disponibilità di questi che sono sostanze importantissime per definire le "impalcature" strutturali dei vini e conferirne longevità. In effetti anche per questo il Consorzio ha voluto intitolare la presentazione dell'annata proprio così "un'annata nel segno della longevità".

Qui la voce del Consorzio che magari riprenderemo più avanti nell'analisi di questa Anteprima 2005. Ora proverò a dirvi la mia. Ma vorrei portarvi anche le voci di alcuni miei colleghi che hanno potuto degustare tutti i 64 campioni come me e con i quali ci siamo confrontati al termine.

Approccio e difficoltà

Ne avevo parlato anche in un precedente intervento dove spiegavo alcuni consigli per avvicinarsi ad un'anteprima di Amarone. Probabilmente una delle più difficili, in quanto, non trattandosi di vino da uve fresche ma da uve appassite, deve ammettere dal degustatore grande esperienza e capacità di valutazione prospettica. Questi non sono vini nuovi ma dei veri e propri "prototipi". La tecnica dell'appassimento scardina le regole della vinificazione e soprattutto della lenta maturazione in bottiglia. Ci sono parametri che naturalmente sono elevati, zuccheri, tannini, glicerina e in qualche caso, e quest'anno in molti casi, l'acidità. Ci sono vini messi in bottiglia da una settimana, altri addirittura provenienti da botte, e non sono pochi ahimè! Ma è la vita dell'Amarone che lo richiede.

I tempi lunghi dell'Amarone

L'Amarone è un vino "lento" che richiede tempi lunghi sempre e tanta attesa e pazienza per chi li esige pronti in troppo poco tempo. Zuccheri alti oggi non significano melasse domani; tannini pesanti oggi non significano astringenze disgustose in futuro. Tutt'altro! Sappiamo come questi due parametri passino attraverso processi di polimerizzazione che portano a riequilibri talvolta inaspettati e peraltro estremamente positivi. L'avevo già detto. Troppe volte chi ha degustato in anteprima, anche il sottoscritto, e ha giudicato negativamente un prodotto, deve ricredersi a distanza di anni per le straordinarie evoluzioni che nello stesso vino ritrova. Ma è proprio su quel tempo che si deve riflettere. Ci sono prodotti che sono pensati per un uso molto più lontano nel tempo di quello che poi si considera per l'immissione in commercio. È questo che disorienta...

Fattore stile o ricerca di terroir?

Meglio Quintarelli o Dal Forno? Una domanda che è diventata un classico e alla quale sarebbe difficile rispondere se si capisse che non è solo una questione di stile ma anche di "terroir" e che quello che può fare Quintarelli non lo può raggiungere Dal Forno come ciò che quest'ultimo produce è impossibile da raggiungere per il Bepi! Eppure se si tiene solo conto dello stile c'è da dire che inizia da qualche anno a questa parte un ripensamento, soprattutto nella zona classica, della ricerca di sovrastrutturazioni inutili. Viene fuori anche da questa Anteprima la voglia dei produttori di codificare un territorio e una storia enologica. Ed ecco emergere un po' più di finezza ed eleganza nei prodotti della Classica mentre si consolidano le potenze aromatiche e strutturali nella zona più orientale e delle vallate di Mezzane e di Illasi. E viene dai giovani un segnale di destrutturazione dei vini.

Alcuni giovani interessanti

L'Amarone della Valpolicella è un vino "giovane", nel senso che la sua storia si limita a questi ultimi 40 - 50 anni in modo particolare. E oggi sono sempre più i giovani i veri interpreti di questo straordinario vigneto. E l'Amarone è motivo di vanto per molti di coloro che si avviano a vinificare, stravolgendo in alcuni casi la storia di famiglia. Ne vorrei evidenziare alcuni di quelli che mi hanno appassionato in modo particolare durante questa anteprima.

Alessandro Castellani di Cà La Bionda che presenta un 2005 decisamente Valgatara ma soprattutto una nitida eleganza e un frutto sostanziale, tipicamente classico, di ciliegia quasi marasca in un fondo delicatamente speziato.

Marica Bonomo che finalmente, con molta trepidazione, ha presentato il suo figlioletto dalla nuova tenuta "Lena di Mezzo" a Fumane. Un prodotto con doti di frutto rosso fragrante e spezia dolce. Vino raffinato con un tannino integro con doti di naturale maturazione e una buona struttura acida rinfrescante.

Carlo Venturini di Monte dall'Ora che pratica un approccio biologico agronomico ed enologico e che intende avviare una sperimentazione biodinamica sulle colline di San Pietro in Cariano. Vino fresco, dotato di naturalezza e semplice frutto ma netto. Ciliegia croccante e leggermente acidula delicatamente marasca. La spezia c'è ed è intrigante...

Cristian Ridolfi, enologo di Bertani, che riesce a rendere sempre i vini il meno internazionali possibili e a far rimanere con il piede per terra, nel senso di dar valore al territorio, una grande e blasonata azienda come quella controllata dal GIV. Chi lo conosce capisce il rigore interpretativo dei vini dei territori della Classica e della Valpantena. Due prodotti per niente omologati. Vivi dei suoli di appartenenza!

Pierpaolo Antolini, il simpaticissimo uomo delle marogne di Moropio. Uno che si illumina quando parla di Marano della Valpolicella e dei suoi vigneti. I suoi vini li definisce "rustici". A mio avviso sono veri! Semplicemente veri!

Elena Coati
, i suoi modi gentili non inducano in inganno. Il suo Amarone intriga per il frutto e l'eleganza. I suoi tannini sono ancora un po' ruvidi ma di valore per un'ottima evoluzione. Il naso è diretto, essenziale ma tipico! Il Crosara de le Strie è tradizione e vigore.

Luca Fraccaroli di Grotta del Ninfeo sta interpretando la collina di San Briccio con uno stile raffinato che non osa negli estratti ma mantiene vivo il ricordo della Valle di Mezzane e dei suoli misti calcarei e basaltici del piccolo vulcano su cui sono arroccate le sue viti. Ottimo frutto su una freschezza naturale che amplifica il valore di bevibilità. Ricerca di eleganza ed equilibrio, compostezza e semplicità. Un po' come lui...

Fattore Mercato

Molti colleghi giornalisti mi hanno confidato che l'annata 2005 è una rincorsa ai dettami del mercato. L'Amarone secondo loro perde l'anima. Si fa su misura di quello che vuole il consumatore. Ebbene sì anch'io credo che ci sia una eccessiva fluttuazione degli stili in pochi anni. Ma io farei anche un esame di coscienza da giornalista. Quanto gli opnion leaders e la stampa specializzata hanno condizionato il mercato e il consumatore? Io credo tanto. A volte mi vado a rivedere le guide di dieci anni fa e le stesse persone che oggi esaltano la semplicità allora detestavano la pochezza di quei vini. E il produttore deve fare i conti con tutti questi fattori che non sono affatto esterni la cantina e talvolta mettono in crisi le convinzioni filosofiche produttive. Philippe Latour, giovane produttore di Mersault in Borgogna, vinifica lo Chardonnay solamente in botte grande e non usa più il fute da 280 litri. La sua è una rivoluzione per una denominazione storica quale è l'AOC Mersault. Eppure il suo vino sta conquistando il mercato e soprattutto i giovani francesi ed è diventato un caso emblematico in una zona "sacra" come la Borgogna. Cambiare stile troppe volte in poco tempo non va bene e fa male all'enologia e alla serietà di un territorio. Cambiare nel tempo è la logica della storia che accomuna i popoli.

Mi ha convinto...

L'annata 2005 mi ha convinto per la volontà da parte dei produttori di orientarsi verso un abbassamento medio dei residui zuccherini nei prodotti. Siamo a 7,4, è ancora alto. Si deve fare ancora molto a mio avviso. L'annata certamente non ha aiutato anche i più volenterosi. I valori di freschezza nei prodotti sono strutturali con acidità che si aggirano nella media di 6,73 che aiuteranno i vini, una volta riequilibrati i precursori cinestetici, zuccheri, glicerina e tannino, a controllare gli eccessi di alcool eventualmente presenti e infondere maggiore longevità al vino. Il ph più basso poi aiuterà questo invecchiamento. Mi ha convinto l'aumento delle aziende che cercano il territorio e soprattutto applicano tecnologie avanzate ma di rispetto dell'integrità del frutto e della sua espressività. Mi ha convinto la professionalità comunicativa della maggior parte dei produttori. Grande attenzione e rispetto della critica, anche quella più fastidiosa... Mi ha convinto la vitalità giovanile della rassegna, molti giovani dietro ai tavoli, un ottimo segnale di longevità del prodotto anche fuori della bottiglia! Mi ha convinto la voglia di fare squadra che è emersa tra i produttori, un clima che saprà far quadrato attorno alle problematiche più incessanti anche di questa evoluzione imprevedibile del mercato.

Non mi ha convinto...

L'ostinazione di ancora troppe aziende della Classica di voler proporre dei vini eccessivamente estrattivi che non avranno certo doti di finezza ed eleganza e alla fine non fanno altro che stupire con effetti speciali...inutili! La convinzione per ancora alcune aziende che dolce sia meglio...il confine tra recioto ed amarone a volte è difficile da interpretare. Non mi ha convinto l'uso di legni per alcune aziende troppo marcanti e dal gusto balsamico mentolato tipicamente californiano. Questi sì market oriented! Non mi ha convinto l'eccesso di assenze di tanti sia della zona classica ma soprattutto della zona detta "allargata". Alcuni sono giustificati da un'annata travagliata che li ha visti vittime di una grave grandinata che ha annullato il millesimo, altri però no!

I miei migliori 15?

Se ognuno di noi entrasse in una qualsiasi nursery e gli venisse chiesto di dire quali secondo lui potrebbero essere i migliori dieci bambini penso risponderebbe: "Ora come ora è impossibile! Dovrei conoscere la loro storia fino alla fine! Per ora potrei solo dire chi ha il viso più bello". Per l'anteprima Amarone è la stessa cosa. Ma il bello per l'Amarone è talmente limitativo che alla fine ogni giudizio è altrettanto orientativo.

Comunque non mi sottraggo a questo gioco, anche se vi invito a leggere tutte le 64 schede che ho prodotto per Euposia e che verranno pubblicate sul prossimo numero. Ecco i quindici che mi hanno più convinto...oggi!

Bernardo Pasquali