Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
10/02/2009
Nel 2009 le Cantine di Dolianova celebrano i 60 anni di un'attività sempre orientata alla produzione di vini di qualità con i vitigni tipici della Sardegna
“Quando sono stato eletto ho subito eliminato tutti i cartelli di divieto di accesso sparsi qua e là, perché l'azienda è dei soci e quando un socio viene qui in sede si deve sentire a casa sua”. È con questo esempio che il presidente delle Cantine di Dolianova Sandro Murgia ci spiega cosa intende quando dice che per lui è fondamentale fare tutto il possibile perché i soci, cioè i viticoltori dalle cui uve nascono i vini, si sentano quanto più possibile coinvolti nella vita della cooperativa. “Perché sa, il vino buono nasce in vigna. Quindi se vogliamo produrre vini di qualità è necessario che chi coltiva l'uva senta davvero l'orgoglio della proprietà”, prosegue il giovane imprenditore, socio lui stesso della cooperativa che da due anni presiede. Una cantina sociale che è riuscita nell'impresa di coniugare i grandi numeri con una produzione di qualità tutta orientata sulla valorizzazione dei vitigni tipici della Sardegna.
Meno uva ma buona
Qualità che, in omaggio appunto al principio secondo cui tutto parte dalla vigna, significa prima di tutto rese per ettaro basse in assoluto e drasticamente ridotte rispetto ai livelli del passato. “Il regolamento interno al quale si devono attenere tutti i soci impone in molti casi rese inferiori rispetto a quelle previste dai disciplinari delle rispettive Doc. E la resa reale è ancora più bassa. Pensi che nel 2008 abbiamo raccolto in totale circa 71 mila quintali di uva. Considerando che abbiamo più di 1200 ettari di vigneti, vede bene che ci assestiamo su una resa media che non arriva nemmeno a 60 quintali per ettaro”. Ci sono state epoche in cui negli stessi vigneti si producevano oltre tre volte l'uva di oggi. “Arrivavamo a 230, 240 mila quintali l'anno”, ricorda il direttore commerciale e marketing Gianni Covone. Il quale, avendo cominciato a lavorare nella Cantina prima che il trentaseienne Murgia fosse nato, si definisce “la memoria storica dell'azienda” e conserva ricordi come il trasporto dell'uva dalle vigne su carri trainati da buoi. E anche le grandi quantità di vino bianco sfuso, soprattutto Nuragus, che partivano dalla cantina alla volta di Reims e dintorni. “Per fare Champagne, che poi tornava in Italia ai prezzi che sappiamo”, precisa. Scusi, ma è sicuro che questo posso scriverlo? “Scriva, scriva. È così che andavano le cose negli anni Sessanta. C'erano tanti francesi e anche qualche noto produttore di spumanti tedesco che prendeva il vino sfuso da noi”. Si vede che, nonostante le rese enormemente più alte rispetto a quelle di oggi, anche allora i vini non erano poi tanto male. “Certo che erano buoni. Tanto è vero che già a quei tempi lo sfuso era solo una parte della produzione. Quello che distingue le Cantine di Dolianova rispetto alla maggior parte delle cooperative è l'aver capito subito che la strada giusta era quella del vino di qualità in bottiglia. Pensi che l'azienda è stata fondata nel 1949 e già nel 1953 ha cominciato a imbottigliare”. All'inizio il vino in bottiglia era riservato al mercato della Sardegna. “Poi, nel 1965, abbiamo cominciato a spedirlo oltremare, prima in Italia e qualche anno dopo all'estero”. Già, vista da qui, l'Italia è oltremare. Cosa che complica la vita perché “noi paghiamo un dazio aggiuntivo per i costi di trasporto”, lamenta il direttore commerciale Covone. Un dazio aggiuntivo che non impedisce ai vini dell'azienda di essere venduti con un ottimo rapporto qualità/prezzo. “Per noi il prezzo vantaggioso unito a una buona qualità è fondamentale”, prosegue. “La cosa che ci dà più soddisfazione è vedere che i clienti che si avvicinano ai nostri vini attirati dai prezzi concorrenziali, una volta che li hanno assaggiati continuano a comprarli perché è la qualità che li convince”.Torniamo sempre al punto di partenza: vini di qualità ottenuti prima di tutto con la cura meticolosa delle vigne e con l'abbattimento delle rese. Che, detto così, sembra una cosa semplice. Nella realtà però un'azienda come Cantine di Dolianova è fatta da centinaia di contadini che vivono dell'uva che conferiscono alla cooperativa venendo pagati un tanto al quintale. Ci chiediamo come siano riusciti gli organismi direttivi a convincere della necessità di ridurre la produzione i 600 soci che li avevano eletti. “Questa è stata la cosa più semplice di tutte”, spiega il presidente Murgia. “I soci hanno capito che la vite non è una macchina che si possa spingere a dare sempre di più. Hanno capito che bisogna trattare bene ogni ceppo, rispettarlo, e così dà buoni frutti. Farlo capire è stato facile perché abbiamo fatto in modo che il reddito che ciascun socio ricava da un ettaro di vigna rimanesse quello di prima anche diminuendo la resa in uva”. Il che, tradotto, vuol dire che la cooperativa si è accollata il compito di pagare l'uva più di prima. “Certo. Ed è quello che siamo riusciti a fare producendo vini di qualità. Non ci interessa competere sui prodotti di primo prezzo”. Il che, naturalmente, non vuol dire arrivare all'eccesso opposto con la proposta di vini dai prezzi irraggiungibili. “Certo che no. Per carità, va benissimo che ci siano i vini da 30 o 40 euro. Ma sono prodotti di nicchia, che servono più che altro per l'immagine delle aziende. Oggi i consumatori sono molto più avveduti rispetto a un tempo. Conoscono meglio il vino e vogliono prodotti di qualità ma che si possano comprare senza svenarsi”.
La forza di una tradizione
Un altro elemento qualificante della cantina è aver sempre puntato con coerenza sulla valorizzazione dei vitigni tipici della Sardegna. “Anche questa la considero una scelta del tutto naturale”, prosegue Murgia. “Abbiamo il vantaggio di poter contare su un patrimonio vitivinicolo unico e immediatamente riconoscibile, era inutile andare a sfidare chi produce già buoni vini con vitigni di altre regioni o addirittura internazionali. Se lei va in qualsiasi parte del mondo e dice Vermentino, tutti pensano alla Sardegna. Se dice Chardonnay, prima che alla Sardegna pensano a tanti altri posti. Molto meglio quindi puntare a valorizzare e migliorare sempre più le nostre uve locali”. L'impegno di valorizzazione del patrimonio locale si traduce in importanti investimenti nella ricerca ma anche, soprattutto da quando è diventato presidente l'iperattivo Murgia, nella partecipazione attiva della cantina a tutte le iniziative di promozione del territorio che abbiano un qualche collegamento diretto o indiretto con il mondo del vino. Le Cantine di Dolianova hanno così preso la guida della languente Strada dei vini della provincia di Cagliari. “Mi rendo conto che partiamo buoni ultimi rispetto a tante Strade dei vini che funzionano già bene ma stiamo cercando di trasformare questo ritardo in un vantaggio, perché così ci possiamo basare sull'esperienza degli altri, vedere quello che ha funzionato e quello che è meglio lasciar perdere. È appena partito un nuovo importante progetto per coinvolgere tutte le aziende del settore agroalimentare, quelle di agriturismo, gli alberghi, i ristoranti e chiunque commercializzi prodotti della Sardegna. Questo è fondamentale perché così chi viene a Dolianova visita la cantina e poi ha la possibilità di visitare anche la cooperativa che produce olio, di cui sono vicepresidente, e poi i caseifici, gli allevamenti, e così via”. Non basta. A parte la presenza in un numero impressionante di consigli direttivi di organismi locali, da rimanere ammirati già per la sicurezza con cui riesce a ricordarli tutti, Murgia ci spiega che la cantina sta promuovendo anche la realizzazione del nuovo porto turistico di Cagliari. Insomma, a Dolianova si guardano i dettagli, seguendo ciascun viticoltore nella cura di ogni singolo ceppo di vite, con controlli meticolosi a ogni passaggio. Poi però si pensa anche in grande. E, d'altra parte, non potrebbe che essere così per un'azienda che, come ci ricorda con orgoglio Gianni Covone, nonostante la riduzione delle rese produce da sola circa un decimo di tutto il vino della Sardegna.
Articolo tratto in accordo con la rivista "IL MIO VINO"