Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
26/02/2009
Acquacoltura, è boom di aziende. In Lombardia un quinto della produzione mondiale di caviale.
Oltre 800 aziende e 15.000 addetti, una produzione lorda vendibile che supera i 348 milioni di euro e che è destinata ad aumentare visti i crescenti consumi di pesce delle famiglie italiane. Sono i numeri che confermano il ruolo di primo piano dell’Italia nel panorama dell’acquacoltura (allevamento di pesce d’acqua dolce) mondiale. Dagli ultimi dati forniti dall’Api (Associazione piscicoltori italiani) il comparto è forte e stabile, con oltre un quinto della produzione internazionale del caviale da allevamento, per esempio, che esce dalle aziende della sola Lombardia.
Oggi l’acquacoltura italiana ha raggiunto infatti standard di qualità molto elevati che la rendono altamente competitiva. Tra le maggiori (e migliori) produzioni del settore in Italia troviamo trote, carpe, tinche, storioni e anguille. L’allevamento di pesce d’acqua dolce risponde infatti alla forte domanda del consumatore, che sempre più spesso integra la propria dieta con il pesce; una domanda che non può essere sempre assorbita dal comparto pesca.
L’acquacoltura rappresenta di fatto una nuova opportunità imprenditoriale e di diversificazione per le aziende agricole. È infatti possibile avviare un allevamento con un investimento a partire da 500.000 euro. Certamente un business dagli ampi margini di sviluppo.
L’acquacoltura rappresenta una delle numerose novità di Vegetalia 2009 (30 gennaio-1 febbraio) che, nello spirito di essere uno strumento di lavoro concreto ed efficiente per le aziende nazionali, sabato 31 gennaio presenterà un appuntamento su queste tematiche che vedrà il coinvolgimento, tra gli altri, del ministero del Lavoro, salute e politiche sociali, della Regione Lombardia e dell’Inran (Istituto nazionale ricerca alimenti e nutrizione).
In acquacoltura, la qualità in primo piano e controlli sanitari sempre più efficaci.
Ormai la metà dei consumi ittici riguarda il prodotto allevato e lo standard è elevato. Importante anche l’attività dei controlli sul prodotto che garantiscono la qualità del pesce in commercio. Questi i temi al centro del convegno promosso a Mse da Chiodi Consulting dal titolo “Il futuro è sempre più blu: opportunità e prospettive per l’acquacoltura italiana”, svoltosi nell’ambito di Mse Seafood&Processing, in corso a Rimini Fiera fino a domani.
L’appuntamento è stato promosso con l’obiettivo di sensibilizzare l’attenzione dell’opinione pubblica e degli operatori del mercato dei prodotti ittici nei confronti del comparto dell’acquacoltura italiana e delle sue potenzialità ancora inespresse. Durante il convegno sono state analizzate le strategie di commercializzazione e di marketing per il prodotto ittico con interventi di esperti e di esponenti della Gdo e della ristorazione collettiva, con l’obiettivo di avvalorare le potenzialità del prodotto ittico allevato e la sua capacità di incontrare il favore della domanda di mercato.
«Il prodotto ittico allevato - ha detto Gabriele Chiodi, responsabile della Chiodi Consulting - risponde pienamente alla domanda sempre più centrata sulla qualità. Bisogna però fare passi in avanti con un lavoro di posizionamento più efficace. Non ci si può affidare solo al prezzo, perché l’atto di acquisto del pesce porta con sé altri valori, come la sensibilità ambientale e il desiderio di sicurezza e di salubrità.
Altro valore da aggiungere è la territorialità, che rappresenta un valore aggiunto e scatena un processo di identificazione. Vanno pure sfruttate le integrazioni con l’industria turistica, proprio per caratterizzare ulteriormente l’offerta».
«L’acquacoltura - ha spiegato Pier Antonio Salvador, presidente dell’Associazione piscicoltori italiani - rappresenta ormai la metà dei consumi ittici mondiali, la qualità del prodotto è riconosciuta e per quanto riguarda l’Italia possiamo dire senza tema di smentita che il livello dei controlli sanitari è fra i più efficaci al mondo. Ora l’obiettivo è quello di alimentare un lavoro comune con Gdo e ristorazione collettiva per diffondere questi valori. Crediamo tutti che la pressione sulle imprese sia al massimo per ciò che concerne i controlli, inutile discutere di aggiungerne altri se quelli effettuati sono efficaci e in grado di individuare chi si comporta in modo scorretto».
All’incontro è intervenuta anche Tessa Gelisio, conduttrice della trasmissione Pianeta Mare su Rete 4. «Per l’esperienza fatta a contatto con gli impianti di allevamento, devo dire che ormai le differenze fra prodotto catturato e allevato sono impercettibili. Ogni tanto proponiamo anche dei test in trasmissione e recentemente uno di questi, mettendo insieme quattro esperti chiamati a riconoscere la provenienza del prodotto, ha mostrato quanto sia difficile riconoscerla. Al massimo, un esperto, ha riconosciuto la provenienza di due prodotti su quattro. Ciò accade quando l’allevamento eleva al massimo i due fattori fondamentali: qualità dell’acqua e degli alimenti destinati al pesce».
Romano Marabelli, Capo dipartimento per la Sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti al ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, ha sottolineato l’efficacia dell’apparato di controllo dello Stato: «Va sottolineato il fatto che i controlli sono svolti su due piani: ai primi punti di accesso - dogane, porti, ecc. - per il prodotto proveniente da paesi extra Ue e ai punti di commercializzazione, in un quadro di accordo con le regioni, per quelli provenienti da stati comunitari. Devo sottolineare il grado di professionalità del comparto, in ambito ittico i mondi della produzione e della distribuzione hanno fatto grandi progressi, perché hanno saputo lavorare insieme convergendo sull’obiettivo comune della qualità. Certo, tutto è migliorabile e il mio punto di vista è che i prossimi passi debbano riguardare la trasmissione di maggiori conoscenze al pubblico. Bisogna che possa distinguere la provenienza del prodotto. Accade infatti spesso che un prodotto importato, e di qualità inferiore, venga promosso in maniera indistinta da quello italiano. Queste sono le sfide da affrontare oggi, mentre fidelizzare il consumatore su profili di qualità è quella che ci attende».
Plauso all’attività dell’acquacoltura dagli esponenti della distribuzione – Marco Guerrieri, responsabile Prodotti ittici Coop Italia e Antonio Giovanetti, responsabile acquisti Camst Bologna – che hanno evidenziato sia la qualità raggiunta dagli allevatori, sia la capacità di garantire continuità e regolarità di fornitura rispetto alla pesca, condizionata dalla stagionalità e dalla disponibilità di risorse.