Organo Ufficiale dell'Accademia Internazionale Epulae
Direttore Responsabile
Angelo Concas
01/04/2009
Stop, dopo le proteste di produttori, associazioni dei consumatori e stampa (fra cui "Italia Tavola") all'assurdo di produrre aranciata senza arancia. Impegno dei ministri Ronchi e Zaia a modificare la legge in cui di nascosto qualcuno aveva introdotto la "novità" non richiesta dalle direttive Ue
Forse siamo riusciti a fermare questa assudità. Insieme alle organizzazioni di categoria e alle associazioni dei consumatori abbiamo ottenuto l'impegno del ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi e del ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia a fermare l'arrivo in Italia delle bibite all'arancia senza arancia. Tanto basta perchè il presidente della Coldiretti Sergio Marini commenti positivamente l'iniziativa annunciata dal Governo per porre rimedio agli effetti dell'emendamento alla legge Comunitaria approvata al Senato che taglia l'obbligo del contenuto minimo del 12% di succo di agrumi previsto fino ad ora per questo tipo di bevande. Un'iniziativa contro cui "Italia Tavola" per prima si era espressa con forza dopo aver avuto notiiza di "un'aggiunta" tutta italiana al provvedimento con cui ogni anno i parlamenti nazionali di fatto ratificano le direttive comunitarie, che non comprendevano questa oscenità...
«A volte Bruxelles fa scelte che poco hanno a che vedere con la produzione di qualità e forse anche con l'agricoltura. Per favorire alcuni settori si dimenticano concetti elementari che un normale cittadino consumatore dà per scontati, come il fatto che l'aranciata si faccia con le arance e che il vino si faccia con l'uva». Così ha commentato
il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia commentando l'abrogazione in Senato dell'art.1 della legge n. 286 del 3 aprile 1961, (la cosiddetta legge 'salva vitamina C') e che impedisce che in Italia si possano produrre aranciate senza almeno il 12% di succo d'arancia. Abrogazione avvenuta approvando un emendamento "italiano" insieme alla legge delega Comunitaria che recepisce le norme europee.
«Questa scelta ha gli stessi presupposti culturali di quella che permetterà di produrre in Europa vino rosato mescolando uve bianche con uve nere. Noi ci siamo sempre battuti, invece, per un'agricoltura di qualità e ci impegneremo affinché quello che vogliamo considerare, solo un errore materiale venga riparato in seconda lettura alla Camera».
«Per questo gli uffici del Ministero hanno già fatto pervenire alla Presidenza del Consiglio la nostra richiesta di abrogazione dell'emendamento 16.0.1 proposto dal Senatore Casoli e approvato dal Senato della Repubblica, che di fatto permetterebbe di produrre aranciata senza arance. In modo che nel passaggio alla Camera dei Deputati il Governo intervenga in merito proponendo l'abrogazione dell'emendamento 21. La questione interessa non solo il cittadino consumatore ma anche un settore strategico per il comparto ortofrutticolo come l'agrumicoltura. Sono certo - ha concluso Zaia - che il buon senso non si perderà in un bicchiere di aranciata».
Per la Coldiretti era indispensabile fermare il via libera all'aranciata senza arance
«Fermare il via libera alle bevande 'al gusto' o 'al sapore' di arancia senza arance è un atto di responsabilità coerente - sostiene Marini - con l'esigenza di garantire il sacrosanto diritto a un'informazione trasparente sugli alimenti acquistati ma anche con la necessità di impedire la sostituzione del succo con aromi e coloranti che pongono seri dubbi sugli effetti per la salute. Peraltro - precisa Marini - l'eliminazione totale della soglia del 12% farebbe sparire dalle tavole circa 120 milioni di chili di arance all'anno prodotti in 6.000 ettari di agrumeti, con danni evidenti per consumatori e produttori».
Il testo che è in esame alla Camera prevede infatti l'abrogazione dell'articolo 1 della legge n.286 del 1961 secondo il quale - spiega la Coldiretti - Le bevande analcoliche vendute con denominazioni di fantasia, il cui gusto ed aroma fondamentale deriva dal loro contenuto di essenze di agrumi, o di paste aromatizzanti di agrumi, non possono essere colorate se non contengono anche succo di agrumi in misura non inferiore al 12 per cento. «Ci auguriamo che questa battaglia per la qualità contro il falso Made in Italy e per la valorizzazione del vero prodotto italiano si estenda dall''aranciata senza arance al vino senza uva realizzato dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes, fino al formaggio prodotto utilizzando caseina e caseinati al posto del latte. E' necessario dunque intervenire per contrastare l'arrivo di queste preoccupanti novità nei piatti degli italiani dove l'abbassamento della qualità dell'alimentazione di fronte alla crisi è un rischio reale che - conclude Marini - colpisce le classi economicamente piu' deboli costrette a risparmiare sul cibo e per le quali e' piu' elevata l'incidenza della spesa alimentare sul totale».
A questo punto non possiamo che sperare che la norma possa davvero essere stata fermata. Chiediamo però ai ministri Ronchi e Zaia di spiegare agli italiani perchè il senatore Casoli (Pdl) può avere fatto una simile corbelleria. Si tratta di una sua genialata o ha pagato oilo prezzo di essersi fidato di qualche imbecille (o corrotto) che ha inserito questa piccola norma in un emendamento al decreto omnibus europeo senza che il senatore ne fosse stato informato.
Il sospetto è che qualcuno volesse favorire qualche grande industria interessata a fabbricare aranciate o bibite di fantasia all'arancia, nella più assoluta libertà. Vogliamo sperare che sia stato qualche superburocrate stupido, corrotto o inconsapevole, che ha agito di nascosto dai politici competenti. E proprio per questo va punito. Se così non fosse ci potrebbe essere il sospetto che il senatore Casoli ne fosse consapevole o informato. Nel quale caso la punizione, ancor più severa, spetterebbe a lui. Intanto il Partito democratico accusa la maggioranz adi avere fatto retromarcia dopo aver inserito alla Camera questa norma non contenuta nella direttiva Ue sarebbe stato presentato dal Pdl e votato da questo con i voti della Lega.
Alberto Lupini Direttore responsabile del giornale Italia a Tavola
alberto.lupini@italiaatavola.net