Oggi 19.12.2008 alle ore 17.00, presso l’Associazione “G. Gargano” Via Perpignano 283 a Palermo, avrà inizio il 1° corso di Fitoalimurgia (Cucina di sopravvivenza).
Il corso è organizzato dall’Accademia Internazionale “EPULAE” per la formazione e la promozione della cultura enogastronomica e dell’analisi sensoriale degli alimenti e finanziato dalla Regione Siciliana Assessorato Agricoltura e Foreste Azienda Demaniale delle Foreste.
Il corso ha la durata di 32 ore strutturati in moduli didattici così suddivisi:
• parte teorica - cinque incontri della durata di due ore circa;
• parte pratica – n. 2 escursioni in campo della durata di 12 ore ciascuno.
La parte pratica prevede, oltre alla raccolta delle erbe spontanee, la loro cottura in strutture dell’Azienda, con la relativa degustazione, il tutto curato da un esperto di cucina.
Il progetto
La branca della scienza che si occupa dell’alimentazione tramite le piante spontanee, viene indicata con la voce fitoalimurgia (phytoalimurgia), introdotta per la prima volta nel 1767 da Ottaviano Targioni Tozzetti, per indicare “la possibilità di potersi alimentare raccogliendo ciò che la natura ci offre spontaneamente, come d’altronde già praticato nelle antichissime società di caccia e raccolta”.
Il termine fitoalimurgia, indica nel suo intento iniziale, il ricorso alle piante spontanee quale nutrimento durante i periodi di carestia. Tale conoscenza è stata recuperata durante la prima guerra mondiale, per insegnare a reperire del cibo che spontaneamente la natura offriva, per l’appunto le piante spontanee.
Al giorno d’oggi è ovviamente anacronistico ricorrere al recupero delle piante autoctone per motivi di sopravvivenza, resta però la necessità di rintracciare vegetali sani con profili terapeutici preventivi.
Durante il periodo primaverile le parti giovani delle piante presentano un alto contenuto di fitormoni, in particolare le auxine, che per loro natura sono concentrate negli apici e nelle gemme, quali tessuti meristematici dai quali si svilupperanno le altre parti della pianta. Tali sostanze sono considerate quali principi attivi con azione drenante utile ad espellere le tossine dell’organismo umano. Rintracciamo, così, l’antica saggezza dettata dalla tradizione, che indicava di raccogliere le piante spontanee primaverili, ad esempio il tarassaco, (Taraxacum officinale) per depurare l’organismo dopo il periodo invernale.
E' interessante sottolineare che, durante l'ultimo conflitto, le truppe statunitensi sbarcate in Italia disponevano di un manuale di fitoalimurgia, approntato da una commissione di botanici americani, da utilizzare come prontuario di sopravvivenza.
Nello stesso periodo di stretta sussistenza, anche le nostre popolazioni locali, a prescindere dall'apporto scientifico di questa disciplina, della quale sconoscevano anche il nome, andavano per le campagne a raccogliere le verdure più impensabili per rifornire la parca mensa.
Furono recuperate le più antiche tradizioni fitoalimurgiche locali.
L'impiego alimentare delle verdure spontanee è una pratica diffusa in tutta l'Italia, ma la scelta delle piante può variare nei diversi distretti regionali; mentre alcune specie sono ritenute mangerecce su tutto il territorio nazionale, altre, invece, vengono raccolte e consumate solo all'interno di delimitate aree geografiche.
Nella società attuale, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto a quelli del passato: non più necessità alimentare, ma puro interesse per i prodotti naturali.
La fitoalimurgia, ovvero conoscenza dell'uso delle specie vegetali, erbe spontanee) a scopo alimentare.
Nel recente passato era consuetudine, di molte persone, in particolare nei ceti meno abbienti, “andare per erbe”, e per questi le verdure selvatiche hanno costituito una risorsa alimentare di primaria importanza.
Oggi la fitoalimurgia non ha più la funzione di risorsa alimentare, ma molti, grazie anche al maggior tempo libero a disposizione, stanno riscoprendo che andare per verdure porta alcuni benefici: venire a contatto con la natura, fare delle lunghe passeggiate e non ultimo variare il classico menù.
Le proprietà di queste piante risultano utili a integrare e migliorare l'alimentazione, al giorno d'oggi particolarmente ricca di cibi a base di carne e di piatti elaborati che favoriscono l'insorgenza delle cosiddette malattie del benessere (arteriosclerosi, obesità, ecc.).
Le conoscenze fitoalimurgiche rendono, inoltre, possibile l'individuazione e la conservazione dell'enorme potenziale genetico (germoplasma) delle specie spontanee.
CORSO DI FITOALIMURGIA
L'obiettivo del corso è quello di far avvicinare le persone alle pratiche dei contadini imparando a riconoscere, raccogliere e conservare le erbe e i frutti spontanei, ricollegarsi quindi alle radici della cultura contadina.
Il corso ha lo scopo di far conoscere tutti gli aspetti dell'alimentazione umana, trattando il cibo non solo quale elemento basilare per la vita, ma ponendo l'attenzione sull'importanza energetica del cibo biologico, alla considerazione che noi "siamo ciò che mangiamo" e che una corretta alimentazione è il primo passo verso la salute, sia fisica che mentale.
Il corso è pratico e si basa sul riconoscimento delle piante alimentari spontanee direttamente nel loro habitat naturale, impareremo quando si raccolgono, come si cucinano, le loro proprietà ed i loro principi attivi.
Argomenti trattati:
• Storia della cucina di sopravvivenza;
• Storia della fitoalimurgia l'uso delle erbe;
• Come usare le erbe e le tisane in accordo alle stagioni;
• riconoscimento delle specie fitoalimurgiche;
• le erbe selvatiche nell'alimentazione
• i piatti della cucina di sopravvivenza, modalità di preparazione;
• laboratorio culinario della cucina contadina.
Il corso si compone di n. 6 sedute teoriche, presso il nostro centro di formazione e le rimanenti n. 2 lezioni, prove pratiche di raccolta e di cucina, nelle aree delle pre-Riserve del Dipartimento Regionale del Demanio Forestale.
Obiettivi prefissati:
• Recupero della cucina di sopravvivenza;
• Recupero della cultura contadina;
• Recupero linguistico;
• Innescare processi di attività turistica, “andare per i campi”;
• recupero della cultura locale;
• riproporre la cucina contadina;
• valorizzazione delle verdure spontanee, ricche di sali minerali, proteine, con un alto tasso di vitamine A e C e notevoli percentuali di fibre, in quantità maggiori rispetto agli ortaggi coltivati.
Materiale a disposizione dei corsisti:
• coltello
• cappellino
• stivali
• giubbotto
• “sacchina”
• Pulman per le escursioni;
• pranzo a base di erbe selvatiche in aree rurali